La panoramica delle imprese multinazionali è sempre più interessante: nel 2022 in Italia la crescita economica di queste società è cresciuta, in particolare quella delle aziende controllate da società straniere. Si tratta di dati importanti, che mostrano quanto le grandi imprese internazionali stiano diventando sempre più cruciali per il sistema economico del nostro Paese.
A raccoglierli è il report Istat Struttura e competitività delle imprese multinazionali, che ha osservato che le multinazionali italiane e le imprese a controllo estero hanno registrato una significativa crescita del fatturato nel 2022. Rispetto all’anno precedente, queste imprese hanno intensificato le proprie operazioni sia nel nostro Paese sia nei mercati esteri, con una spinta visibile tanto nelle esportazioni quanto negli investimenti produttivi e nei flussi commerciali intra-gruppo.
Analizzando il report nel dettaglio, si può notare che le multinazionali straniere operanti in Italia, pur rappresentando solo lo 0,4% del totale delle imprese residenti, hanno aumentato il fatturato del 26,9%, per un totale di oltre 908 miliardi di euro. Parallelamente, il valore aggiunto prodotto da queste aziende è cresciuto del 13,4%, raggiungendo 173 miliardi di euro.
Il contributo di queste imprese all’economia italiana non si limita alla produzione: hanno infatti anche sostenuto una spesa significativa in Ricerca e Sviluppo (R&S), con un incremento del 4,9% rispetto all’anno precedente. Per quanto riguarda le multinazionali italiane all’estero, anche queste ultime hanno rafforzato la propria posizione sui mercati internazionali: nel 2022 il loro fatturato ha raggiunto i 552 miliardi di euro, segnando un incremento del 15,8%.
Questi gruppi, presenti in 175 paesi con oltre 25.000 controllate, hanno registrato un aumento del 5,8% nel numero di addetti impiegati, che superano 1,7 milioni. Interessante è il dato che riguarda la destinazione dei ricavi: il 45,4% del fatturato è rivolto a mercati diversi da quello in cui ha sede l’azienda, con una forte presenza in settori come l’elettronica, la gomma e i trasporti.
I dati Istat mostrano anche che le multinazionali estere in Italia provengono principalmente da paesi dell’Unione Europea (56,3%), seguite da aziende del Nord America e di altri paesi europei non UE. Tra i settori più dinamici si registrano la fabbricazione di autoveicoli e farmaceutici, dove le imprese a controllo estero hanno realizzato quasi il 48% del valore aggiunto di tutto il comparto. In particolare, gli Stati Uniti, la Francia e la Germania sono le nazioni con il maggior numero di imprese controllate in Italia, contribuendo rispettivamente al 17,9%, 19,4% e 10% del fatturato estero.
Andando al commercio intra-gruppo, cui accennavamo all’inizio, i flussi sembrano costituire una quota significativa dell’interscambio commerciale italiano. Le controllate estere in Italia hanno contribuito a quasi la metà delle importazioni nazionali e il 35,1% delle esportazioni, con un aumento rispettivamente del 23,4% e del 22,9% rispetto all’anno precedente. Le esportazioni intra-gruppo hanno raggiunto il 49,4% delle vendite complessive, trainate da settori come farmaceutica, abbigliamento e prodotti alimentari.
Infine, è interessante notare che il rapporto Istat mostra una panoramica futura estremamente positiva per le grandi imprese internazionali: la strategia è sempre più orientata alla penetrazione di nuovi mercati e all’accesso a competenze tecniche specializzate. Gli Stati Uniti e il Canada rappresentano le aree prioritarie per i nuovi investimenti nell’industria, mentre l’area UE è preferita per il settore dei servizi. Per l’80,4% dei gruppi industriali italiani, l’obiettivo principale degli investimenti esteri nel biennio 2023-2024 è quello di accedere a nuovi mercati, mentre l’aumento della qualità e lo sviluppo di nuovi prodotti risultano secondari.
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