Il nuovo Isee è entrato in funzione il primo gennaio portando con sé cambiamenti sia per le famiglie che per i Caf.
Il rinnovamento è stato necessario per contrastare quanti abusano dell’agevolazioni fiscali senza averne reale diritto, ad esempio dichiarando di non avere un conto corrente (erano circa l’80-90%, a fronte di almeno 40 milioni di c/c in Italia). Perciò il nuovo indicatore di situazione economica equivalente riduce il peso dell’autocertificazione, ricorrendo a verifiche a campione e a una consultazione più frequente dell’anagrafe tributaria per stanare i furbetti.
La riforma dell’Isee per lottare con l’evasione è stata un lavoro lungo che ha portato alla nascita del Dsu (modello di dichiarazione sostitutiva unica), preliminare all’introduzione del nuovo indice.
Tuttavia, queste innovazioni preoccupano i Caf: secondo Valerio Canepari, coordinatore della consulta dei centri di assistenza fiscale, i cambiamenti potrebbero ridurre del 20% (1,2 milioni di famiglie su sei milioni) il bacino di utenza dei servizi legati all’Isee.
I motivi? Richiedere l’indice di valutazione della situazione economica sarebbe più complicato, per cui molte famiglie potrebbero essere scoraggiate dal richiedere sconti, di tariffa o d’imposta, per asili nido e università. Inoltre l’evoluzione del sistema porterebbe anche un aumento delle tariffe per le prestazioni Caf legate all’Isee, comportando una flessione della domanda di queste prestazioni.
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