Continua la corsa dei prezzi per le materie prime. Non solo in Italia dove si registrano aumenti tra l’80 e il 90% per il grano tenero e duro, del 70% per il mais e del 45% per il risone; ma anche nel resto del mondo i sono schizzati del 72% per il caffè, del +35% per lo zucchero e del 26% per grassi (destinati ai mangimi) e oli. Una corsa che dura ormai da un anno e alla quale la grande distribuzione (Gdo) ha provato a porre un freno facendo da calmiere con continue promozioni sui prodotti. Ma questi investimenti non sono più sostenibili, i produttori e distributori non possono opporsi e prima o poi arriveranno gli aumenti inevitabili. Di questo parere è Filippo Ferrua, presidente di Federalimentare (Federazione italiana dell’industria alimentare) che in un’intervista a il Sole 24 Ore ha riposto ai rappresentanti della grande distribuzione che in questi giorni hanno preso posizione sull’aumento dei prezzi delle materie prime e sulle crescenti difficoltà delle loro aziende nel contenere i prezzi al consumo. “È inutile opporsi – ha spiegato Ferrua – in un contesto internazionale in cui il costo delle materie prime sta crescendo anche a tre cifre, prima o poi queste tensioni si scaricheranno sul consumatore. Anche i produttori, e non solo i distributori, fanno di tutto per contenere una parte di questi aumenti. Ma, onestamente, sono di una tale entità che alla fine sarà possibile fare ben poco. L’inflazione alla produzione è salita al 5%, speriamo che almeno nella seconda parte dell’anno le tensioni sui prezzi internazionali si attenuino”.Gli aumenti per Ferrua “sono già nei fatti e l’affermazione secondo la quale i distributori frenano le pretese dei produttori è una favola. Al rally delle commodity non possiamo opporci: non ne abbiamo la forza e la distribuzione non può fare muro. Le catene sostengono di aver bloccato alcune richieste di aumento e limitato gli aumenti ricorrendo a una maggiore efficienza. Ma se hanno respinto, come dicono, solo una parte degli aumenti, significa che il resto lo abbiamo metabolizzato noi: i sacrifici li fanno sia le imprese produttrici sia la distribuzione”.
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