La guerra commerciale iniziata da Donald Trump sta mettendo in difficoltà diverse realtà sul piano mondiale. Stellantis non è esclusa e, per questo, ha affidato a McKinsey e Co. il rilancio di due marchi simbolo: Maserati e Alfa Romeo.
La società di consulenza strategica dovrà prendere in esame diverse possibilità. Sul tavolo ci sono anche possibili accordi con altri costruttori, così da favorire l’accesso alle nuove tecnologie. Si tratta di un nodo cruciale nel settore dell’automotive per tutte quelle realtà che vogliono rimanere competitive.
Il peso dei dazi Usa su Stellantis e i suoi marchi
Secondo quanto riportato da Bloomberg, a confermare l’alleanza fra Stellantis e McKinsey sono state fonti vicine alle due aziende. La consulenza è stata richiesta soprattutto per fare in modo che i dazi Usa voluti da Donald Trump non mettano in discussione un’azienda già in difficoltà. Si tratta di un aumento delle tasse sulle esportazioni che può arrivare al 25%.
Per Maserati, che genera tra il 35% e il 40% delle vendite proprio negli Stati Uniti, sarebbe un duro colpo da incassare. Inoltre nessuno dei due marchi Made in Italy ha stabilimenti produttivi fuori dall’Unione europea e questo si traduce in inevitabili tassazioni sulll’export. L’accordo fra Stellantis e McKinsey è stato trovato in un contesto più ampio, in cui John Elkann sta cercando di riorganizzare la struttura di tutti i 14 marchi gestiti dal gruppo.
L’ambizione di competere con colossi come Toyota e Volkswagen si sta rivelando più complessa del previsto. Basti pensare ai bilanci 2024 di Maserati che hanno registrato una perdita operativa rettificata di 260 milioni di euro, con le vendite quasi dimezzate rispetto al 2023. Per questo motivo, l’azienda sta puntando a una maggiore personalizzazione dei propri modelli di alta gamma.
Come se non bastasse, la politica industriale di Stellantis ha risvegliato istituzioni e sindacati che non si sono risparmiati in critiche. Nelle intenzioni di Elkann c’era di rilocalizzare parte della produzione di Maserati in uno degli stabilimenti italiani meno utilizzati, così da rilanciare i volumi produttivi e ricucire il rapporto con il governo italiano. Ma Stellantis vuole anche valutare ogni possibilità, anche se al momento non pare si voglia cedere a investitori cinesi.
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