Stop al bilancio Ue 2014-2020, il Parlamento chiede nuovi negoziati

Bocciato a larga maggioranza l’accordo raggiunto dai leader dei 27 Paesi membri sul quadro finanziario pluriennale da 960 miliardi di euro. Il presidente Shulz: “Primo obiettivo è definire le priorità politiche di spesa”

L’accordo sul bilancio europeo 2014-2020, approvato dal Consiglio Ue lo scorso febbraio, si arena in Parlamento. La camera di Strasburgo ha infatti bocciato a larga maggioranza il pacchetto da 960 miliardi di euro concordato dai leader dei 27 Paesi membri, chiedendo nuovi negoziati; con 506 voti a favore (161 contrari e 23 astenuti) è stata approvata una risoluzione bipartisan che affida al Parlamento Ue il mandato a negoziare il bilancio con la presidenza irlandese dell’Unione. “Questo è un giorno molto importante, un passo importante per la democrazia europea – ha commentato il presidente dell’Europarlamento, Martin Schulz – Spero che nelle prossime settimane e nei prossimi mesi troveremo un compromesso».

COSA CHIEDE IL PARLAMENTO. La risoluzione, come riportato dall’agenzia Adnkronos, sottolinea la gravità del crescente problema della carenza di fondi per effettuare i pagamenti, che mette a repentaglio il funzionamento di una serie di programmi comunitari (come l’Erasmus, il Programma quadro di ricerca e il Fondo sociale). Il Parlamento auspica poi che il Consiglio s’impegni formalmente a pagare nel 2013 tutte le fatture in scadenza, in modo da evitare di trasferire il deficit nel nuovo bilancio (secondo i trattati, l’Ue non può avere un bilancio in deficit). I deputati chiedono inoltre una revisione di medio termine del budget, per dare al nuovo Parlamento e alla nuova Commissione, che entreranno in carica dopo le elezioni europee dell’anno prossimo, l’opportunità di modificare i bilanci che erediteranno. Infine, si chiede un sistema di vere “risorse proprie”per finanziare il bilancio comunitario. In caso di mancato accordo a Bruxelles tra Consiglio ed Europarlamento, si applicheranno i massimali previsti dal bilancio per il 2013, al netto dell’inflazione, a partire dal 2014.

DARE L’ESEMPIO. Secondo Schulz “non ci sarà una trattativa sui soldi, il primo obiettivo è definire le priorità politiche di spesa e sulla struttura della spesa”. Il Parlamento sarebbe contrario a un bilancio in deficit, che riproduca a livello europeo quella strategia che l’Unione rimprovera ai governi nazionali. “Sono sicuro – ha affermato Schulz – che la grande maggioranza dei cittadini europei non vuole che l’Ue entri in un sistema che ha condotto un gran numero di Stati membri nella deprecabile situazione in cui sono: di prendere impegni di spesa e non avere abbastanza soldi per onorarli”.

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