Il morbo di Alzheimer è una piaga che, già nel 2010, colpiva più di 35 milioni di persone in tutto il mondo, destinate a salire a 67 milioni entro il 2030. Ma c’è un’azienda che sta studiando dei promettenti dispositivi, tutti brevettati, che aiutano a diagnosticare precocemente questa terribile malattia. Si chiama Biofordrug, ha un nome tutto inglese ma non ha sede né a Londra, né a New York, né in qualche altro centro nevralgico della comunità medica e accademica internazionale. La Biofordrug è infatti un’azienda rigorosamente “made in Puglia”, nata nel 2011 da uno spin-off delle attività di ricerca dell’università di Bari. «Siamo riusciti a mettere a frutto molti anni di studi accademici e a trasformare in un’idea imprenditoriale i risultati del nostro lavoro di ricercatori», dice con orgoglio Antonio Colabufo, professore associato al dipartimento di scienze del farmaco presso l’ateneo del capoluogo pugliese e fondatore della società (che oggi collabora con note multinazionali come Bayer ed è partecipata da altre aziende del settore farmaceutico come Itelpharma e Levanchimica).
CERVELLI IN PATRIA. Per raggiungere il suo obiettivo, Colabufo non è dovuto emigrare o andare lontano: ha reclutato un team di ricercatori nella sua regione ed è rimasto nel Sud Italia, dove non mancano né i cervelli, né le energie, né le competenze per far nascere promettenti realtà imprenditoriali come la Biofordrug. Lo sa bene lo scrittore e giornalista Pino Aprile che di storie simili a quelle dell’azienda farmaceutica pugliese ne ha raccontate parecchie nei suoi due ultimi libri (Giù al Sud e Mai più terroni), dove rivela l’altra faccia del Mezzogiorno d’Italia. È quella di un Meridione che sta cambiando e che sembra aver trovato finalmente la via della riscossa, grazie a una nuova generazione di giovani “acculturati, cosmopoliti e tenaci”, che creano aziende innovative o cercano di costruirsi una posizione nel mondo del lavoro.
L’AEREO PIÙ LEGGERO DEL MONDO. Nei libri di Aprile, c’è per esempio la storia di Angelo Petrosillo e Luciano Belviso, due giovani imprenditori under 30 che, vincendo un bando della regione Puglia, hanno costituito Blackshape, azienda di Monopoli che oggi produce gli aerei privati più leggeri del mondo, costruiti in fibra di carbonio. Oppure c’è la storia di Patrick Arminio di Bisaccia (in provincia di Avellino) che a 21 anni, assieme a un team di altri soci, ha fondato Roll Multimedia Design, azienda di grafica che ha clienti in tutto il mondo, cura il lancio degli album delle pop star, ma mantiene ben salde le proprie radici in Irpinia. Senza dimenticare altre realtà molto più Hi Tech come la Sitael di Modugno (Bari), media azienda aerospaziale che lavora per la Nasa e realizza sistemi di monitoraggio ambientale che sono ormai arrivati fino su Marte. Si tratta di realtà imprenditoriali ben lontane dall’immagine di un Sud condannato a vivere nel sottosviluppo.
LA GRECIA È LONTANA. Questo nuovo Mezzogiorno dinamico e produttivo non è sfuggito neppure all’attenzione dei ricercatori della Fondazione Edison, che hanno messo in evidenza i punti di forza e le potenzialità di crescita dell’economia meridionale, dove ci sono diversi distretti industriali e tecnologici con una spiccata vocazione all’export, come l’Etna Valley catanese, specializzata in componenti elettronici. «È vero che il Meridione presenta un divario ancora rilevante rispetto al resto d’Italia», dice il vicepresidente della Fondazione Edison, Marco Fortis, «ma possiede anche dei punti di forza significativi che possono permettergli di accorciare della distanza col Nord». Innanzitutto, secondo Fortis, nel Mezzogiorno esiste già una fitta rete di relazioni tra grandi imprese, università e centri di ricerca che oggi rappresenta un patrimonio di valore inestimabile, su cui occorre investire ancor di più in futuro. Inoltre non va dimenticato che, sempre nel Sud Italia, esiste anche un’industria manifatturiera di tutto rispetto che, nel complesso, genera un valore aggiunto di quasi 29 miliardi all’anno, superiore a quello di intere nazioni europee come la Finlandia (27,1 miliardi) o la Danimarca (23,2 miliardi). Per non parlare poi dei Paesi dell’Est come la Croazia, la Slovenia o la Bulgaria, che non riescono a superare neppure il valore aggiunto manifatturiero di singole regioni meridionali come la Puglia o la Campania, l’Abruzzo o la Sicilia. «Il Mezzogiorno viene spesso ingiustamente accostato alla Grecia per debolezza dell’economia» dice ancora Fortis, «in realtà, la manifattura del Sud ha una proiezione internazionale e un export ben più significativi dell’intera Repubblica ellenica». E non solo di altri Paesi dell’area meno sviluppata dell’Unione europea, ma anche di regioni economiche tradizionalmente considerate ricche e all’avanguardia.
LE QUATTRO “A” DELL’ECCELLENZA. Una delle caratteristiche dell’economia meridionale (e delle piccole e medie imprese del Sud in generale) è l’identificazione di quattro settori di eccellenza, una peculiarità che gli analisti della Fondazione Edison indicano con l’espressione “Quattro A” (alimentari-vino, arredo-casa, abbigliamento-moda, automazione meccanica), che tra attività dirette e indotto generano gran parte della ricchezza prodotta da Roma in giù. A questo proposito non bisogna poi dimenticarsi che nel Mezzogiorno d’Italia c’è una presenza significativa di grandi imprese, tricolori e internazionali, che operano in settori innovativi come l’industria aerospaziale, la farmaceutica o l’elettronica, settori in cui invece il resto della Penisola non brilla particolarmente. Ci sono infatti multinazionali come il colosso dei semiconduttori StMicroelectrnics (presente in Sicilia), Alenia, Finmeccanica o la tedesca Bosch (in Puglia), che hanno scelto di investire al Sud proprio perché in quest’area geografica, che ha una posizione strategica importantissima per la sua vicinanza al sud del Mediterraneo, trovano anche le competenze e una forza-lavoro qualificata che altrove non sono disponibili. Al Sud, insomma, i cervelli non mancano e in teoria non avrebbero più bisogno di emigrare. A patto che il mercato delle idee e le infrastrutture tecnologiche e digitali che stanno dando vita a questo Rinascimento meridionale siano supportate da un efficace azione di governo.
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