È stato approvato il piano di scissione di Vivendi e si può (quasi) parlare di cose fatte: il consiglio di sorveglianza ha accolto l’idea di suddividere la media company in quattro diverse unità societarie e adesso si attende il voto degli azionisti, fissato per il 9 dicembre.
Qualora questo voto fosse favorevole, Vivendi si distaccherà dalla pay tv Canal+, dal colosso pubblicitario Havas e dalla casa editrice Louis Hachette Group, il tutto «per liberare appieno il potenziale di sviluppo delle sue diverse attività», come si spiega dettagliatamente nella nota stampa pubblicata dalla società subito dopo la riunione del consiglio.
Proprio durante il consiglio, tenutosi sotto la presidenza di Yannick Bolloré, si è anche stabilito che se il progetto di scissione passerà il voto degli azionisti, la prima quotazione delle azioni delle tre società avverrebbe il 16 dicembre, consentendone la negoziazione in borsa a partire da tale data. Stando ai piani, Vivendi resterà una holding che abbraccerà partecipazioni diversificate, tra cui la quota residua di Universal Music e le partecipazioni italiane in Tim e Mfe.
Guardando ai dettagli, Canal + e Louis Hachette (che controllerà il 66,53% di Lagardère e il 100% di Prisma Media) dovrebbero subire una scissione parziale con allocazione agli azionisti di Vivendi delle nuove azioni. Per ciò che concerne Havas, invece, dovrebbero essere distribuite ai soci di Vivendi le azioni di Havas N.v. (holding olandese di Havas S.a.).
Per ciò che concerne le posizioni finanziarie, si stima che Vivendi avrà una posizione finanziaria netta negativa per 1,9 miliardi, Canal + avrà un indebitamento netto di circa 400 milioni, Louis Hachette non avrà debito mentre Havas sarà sostanzialmente in pareggio. Ogni azionista di Vivendi, in ogni caso, riceverà un’azione di ciascuna delle altre società scisse.
La differenza è che per Canal+ e Louis Hachette servirà la maggioranza qualificata dei due terzi del capitale presente per approvare la scissione, mentre per Havas basterà la maggioranza semplice. Per tutte e quattro le società l’azionista di riferimento resterà la famiglia Bollorè che oggi controlla circa il 30% del capitale.
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