Dopo il terremoto che ha portato all’addio di Luciano Benetton e al rinnovo del management del gruppo, la famiglia Benetton ha sottoscritto una nuova intesa interna per dare maggiori poteri ad Alessandro Benetton e fare spazio alla terza generazione in azienda. Il Consiglio d’Amministrazione, inoltre, avrà più indipendenza, anche nelle decisioni riguardanti l’indirizzo strategico della società, mentre per la gestione dell’impresa si opterà per il sistema “monistico”.
Edizione, la holding da 12 miliardi di partecipazioni che fa capo alla famiglia Benetton, ha messo a punto così tutti i “dispositivi” che dovrebbero regolare i delicati meccanismi per le future successioni. I discendenti della famiglia di Ponzano Veneto sono tutti in posizione paritaria con un peso del 25% ciascuno nel capitale della holding.
Un nuovo modello di governance
Secondo quanto ricostruito da Il Sole24 Ore, l’ultima assemblea di Edizione si è occupata dell’estensione della “compagine” familiare e dell’implementazione di un modello di governance più contemporaneo. In questo passaggio il presidente Alessandro Benetton è emerso definitivamente come punto di riferimento ed è stato dotato di maggiori poteri e deleghe. Nel frattempo, sulla scia dell’allargamento della presenza numerica della famiglia dell’assemblea, si è reso necessario dare più facoltà decisionali al board.
Quest’ultimo potrà anche avviare autonomamente operazioni straordinarie sulle proprie partecipate. Il presidente, insieme al Ceo Enrico Laghi, avrà inoltre mandato in termini di investimenti e gestione finanziaria con limiti e soglie molto più estese.
L’accordo della famiglia Benetton che apre alla terza generazione
La nuova intesa familiare, sancita con uno statuto, prevede che ogni ramo famigliare potrà nominare due consiglieri dei nove totali che compongono il board. Per entrare nel nuovo board, i rappresentanti della terza generazione dovranno portare a termine un corso di studi post-universitario (master o PHD) in una materia economica, ingegneristica o giuridica o nell’ambito delle relazioni internazionali in un istituto universitario di prestigio e qualità di chiara fama.
Dovranno poi lavorare in contesti indipendenti rispetto alla famiglia e a società controllate o partecipate per almeno cinque anni nel settore investment banking, corporate finance, strategic advisory, private equity, oppure in uno dei settori in cui operano le principali società partecipate di Edizione.
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