Evolvere o chiudere: in Europa 1 azienda su 5 deve trasformarsi per sopravvivere

In Italia la situazione è in leggero miglioramento, ma le sfide da affrontare sono diverse rispetto a quelle degli altri Paesi

Evolvere o chiudere: in Europa 1 azienda su 5 deve trasformarsi per sopravvivere© Shutterstock

Cambiamenti strutturali, mutazioni ed evoluzioni culturali, approcci inediti e innovativi: solo le aziende che si trasformano possono sopravvivere e affermarsi in un contesto economico sfidante, rispondendo nel modo più corretto e costruttivo alle ormai inevitabili difficoltà e agli ostacoli che incontreranno sul loro percorso.

A sottolineare quanto questo concetto sia chiaro a molte realtà europee è lo studio Transform and Special Situations (TSS) Index di Boston Consulting Group (Bcg). L’analisi, intitolata Why One in Five European Companies Needs to Transform ha acceso i riflettori su quanto il tema della trasformazione si leghi strettamente alle prestazioni e alla stabilità finanziaria di oltre 2.000 aziende pubbliche.

In particolare, l’analisi di Bcg si è concentrata sulle realtà aziendali presenti in Austria, Francia, Germania, Italia, Portogallo, Spagna, Svizzera, Regno Unito, Danimarca, Finlandia, Norvegia e Svezia. I primi dati emersi erano, in qualche modo, prevedibili: gestire un’azienda non è stato facile (e non è facile) in nessuno di questi Paesi, tanto che dal 2022 sono aumentate dell’11% le dichiarazioni di insolvenza.

I campi di battaglia più ostici su cui ci si muove sono quelli inerenti alla condizioni economiche e alle tecnologie in continua evoluzione: circa un’azienda europea su cinque (21%) è sotto forte pressione a causa di prestazioni operative deboli o instabilità finanziaria, che spingono proprio verso una trasformazione.

Ad attestarlo sono le narrazioni aziendali: Bcg, usando l’intelligenza artificiale, ha comparato le dichiarazioni e i documenti pubblici di tutte le aziende esaminate e ha rilevato un aumento del 24% delle menzioni di trasformazione dal primo trimestre del 2023 al primo trimestre del 2024.

Di peso anche l’aumento (16%) delle indicazioni relative alle ristrutturazioni. I questo ambito per alcune aziende europee la pressione è più forte, perché circa una su quindici (7%) ha in effetti superato la necessità di una trasformazione, ma deve ora considerare misure drastiche per rimodellare sia le operation che il bilancio.

Tra i Paesi che sentono maggiormente la spinta per attuare dei cambiamenti aziendali ci sono i Paesi nordici, in cui circa una azienda su quattro rileva difficoltà (27%). In Germania e Austria, il numero sale a una su tre aziende (33%), significativamente al di sopra della media europea (21%).

Nei Paesi del sud Europa, tra cui l’Italia, la situazione è in leggero miglioramento: la percentuale di aziende sotto pressione per trasformarsi è infatti diminuita del 10% rispetto al 2023 arrivando oggi al 16%, mentre il 6% subisce pressioni per ristrutturare. Nel nostro Paese, però, la situazione è ulteriormente complicata dal fatto che la gran parte delle aziende è costituita da piccole e medie imprese che, per le dimensioni ridotte e con una struttura gestionale meno formale (spesso sono a conduzione familiare), incontrano maggiori difficoltà nel rilevare tempestivamente i segnali di crisi e nel prendere provvedimenti adeguati.

Con tutti questi dati alla mano, la conclusione è una e una soltanto: tutte le aziende devono essere pronte a ridefinire le proprie priorità e preparare il personale alle nuove sfide. Solo attraverso un approccio integrato e strategico sarà possibile affrontare efficacemente le pressioni esterne e prosperare in un ambiente competitivo in continua evoluzione.

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