Il risiko bancario italiano entra in una nuova fase con la mossa di Francesco Gaetano Caltagirone, che ha incrementato la sua quota in Monte dei Paschi di Siena (Mps) al 5,03%, diventandone il secondo azionista dopo il Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef).
L’imprenditore romano, già presente con una partecipazione del 3,5% acquisita il 13 novembre scorso, ha proseguito con ulteriori acquisti, secondo quanto comunicato da Consob il 26 novembre. La mossa arriva in un momento di fermento per il sistema bancario italiano, segnato dall’offerta pubblica di scambio (Ops) lanciata da Unicredit su Banco Bpm.
Come evidenziato in un articolo de La Stampa, la crescita della partecipazione di Caltagirone in Mps si inserirebbe nella strategia del governo italiano di costituire un “nocciolo duro” di azionisti per dare vita a un terzo polo bancario, unendo Monte dei Paschi, Banco Bpm e Anima Holding. Accanto a Caltagirone, figurano la Delfin della famiglia Del Vecchio (3,5%), Banco Bpm (5%) e Anima (4%).
Tuttavia, l’Ops di Unicredit potrebbe compromettere questo progetto, creando un duopolio bancario dominato da Intesa Sanpaolo e Unicredit stessa. Secondo fonti di mercato, Caltagirone considera Siena un investimento di valore, e non si esclude che possa ulteriormente aumentare la sua partecipazione, avvicinandosi alla soglia del 10%. Questo approccio, già visto nelle sue operazioni su Mediobanca e Generali, consolida la posizione del gruppo romano tra i protagonisti più influenti del sistema economico italiano.
Tra gli azionisti di Mps è comparsa anche Barclays con una partecipazione aggregata del 5,4%, costruita tramite derivati e possesso diretto. La presenza di grandi operatori finanziari internazionali evidenzia l’interesse crescente verso gli istituti italiani, spinto dalle manovre di consolidamento in corso.
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