La tempesta perfetta causata dalla politica dei dazi statunitensi non spaventa Barclays. Anzi, per Francesco Ceccato, Ceo della banca britannica in Europa, questa fase di incertezza potrebbe diventare un catalizzatore per un’ondata di fusioni e acquisizioni, non solo nel settore bancario ma anche in quelli più colpiti dalle tensioni commerciali, come energia e automotive.
In un’intervista ad Affari e Finanza di Repubblica, Ceccato delinea un quadro complesso: le tariffe imposte dagli Stati Uniti hanno innescato volatilità sui mercati, facendo emergere timori di una recessione tecnica già dal terzo trimestre del 2025, con una contrazione stimata dell’1,5%, seguita da un -0,5% nel quarto trimestre. A pesare saranno soprattutto l’aumento dei prezzi e la conseguente frenata dei consumi. In questo contesto, la Federal Reserve avrebbe poco margine d’azione: l’inflazione Usa, infatti, è attesa in salita fino al 4% entro fine anno, e il mercato del lavoro soffrirà per la minore immigrazione e la domanda in calo. Barclays prevede due tagli dei tassi da parte della Fed nel 2025 e altri due nel 2026, ma il rischio recessivo resta alto. Diversa la situazione per la Bce, che potrebbe muoversi con più decisione per sostenere la crescita. Complice il calo del petrolio e dell’energia, l’inflazione europea dovrebbe attestarsi attorno al 2%, spingendo l’Eurotower a tagliare i tassi di deposito fino all’1,25% già entro ottobre.
Per Ceccato, la crisi può trasformarsi in un’opportunità per l’Europa: l’Unione dovrebbe accelerare su riforme strutturali ispirate al Piano Draghi, puntando su una migliore allocazione del risparmio. L’attuale predominanza di depositi bancari e investimenti immobiliari va superata a favore di strumenti come i Pir italiani o gli Isk svedesi, con una maggiore educazione finanziaria e una politica comunitaria che renda i prodotti finanziari portabili tra Paesi.
Sul fronte dei mercati, le Ipo restano congelate per effetto della volatilità, ma le operazioni di M&A restano centrali nella strategia futura. Ceccato cita l’Ops di Bper su Banca Popolare di Sondrio – con Barclays nel ruolo di advisor – come esempio di razionalizzazione necessaria, resa ancor più urgente dalle difficoltà che le banche potrebbero incontrare nel finanziare le imprese. Ma lo sguardo si allunga anche oltre i confini europei: per molte aziende industriali, l’attuale combinazione di dollaro debole e asset americani a buon prezzo rappresenta un’occasione da cogliere per espandersi negli Stati Uniti, superando l’ostacolo dei dazi attraverso investimenti diretti oltreoceano. Un esempio? L’acquisizione di Versace da parte di Prada, che apre la strada a strategie simili in altri settori.
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