L’eco delle dimissioni di Geronzi risuona in tutto il mondo. Non solo i telegiornali italiani hanno dato ampio risalto all’uscita dell’ormai ex presidente di Generali, definito da Enrico Mentana (direttore del TgLa7, come “il banchiere più potente della nostra Repubblica”), ma anche la stampa internazionale ha dedicato ampio spazio alle dimissioni del numero uno di Generali. Da New York il Wall Street Journal parla di una scelta “buona per la compagnia di assicurazioni e per l’Italia”. Il quotidiano statunitense sottolinea come l’uscita di scena del banchiere “segni una fine giusta a uno scontro nel Cda che stava destabilizzando una delle più grandi compagnie europee del settore”. Ma le dimissioni di Geronzi, aggiunge il giornale economico, “possono anche chiudere la porta sul suo stile di politiche italiane vecchio stile” del potere, “segnando un punto di svolta nel paese nella gestione” delle grandi compagnie. L’opinione del Wsj è che l’uscita di scena di Geronzi “aumenterà la fiducia degli investitori nella trasparenza delle politiche di investimento di Generali e nell’indipendenza del suo Cda”. Per il Financial Times, invece, “Generali guarda a una nuova era di maggiore calma”. Evidenziate in prima pagina, le dimissioni di Geronzi sono, per il quotidiano finanziario, “sensazionali, anche per gli standard della finanza italiana, generalmente caratterizzata ‘da cappa e spada’”. Le tensioni non sono nuove in Generali, ricorda il Financial Times e “avranno conseguenze di vasta portata sulla finanza italiana”.
Il successore di Cesare Geronzi Intanto a piazzetta Cuccia si cerca di dare una svolta a un problema di governance e arrivare a un cambiamento anche culturale. In pole position per il dopo Geronzi c’è il nome di Gabriele Galateri, ex numero uno di Mediobanca e attualmente al vertice di Telecom Italia. La banca, come promesso, indicherà in tempi brevi il nuovo presidente: giovedì 7 un consulto tra i grandi azionisti e venerdì 8 il board che dovrà decidere sul nuovo presidente. Oltre a Galateri si parla anche dell’ex ministro Domenico Siniscalco, già candidato di peso lo scorso anno per il vertice di Intesa, che non sarebbe però stato sondato, e Paolo Scaroni, ipotesi però complicata dalla sua recente conferma come a.d. dell’Eni. Per questa poltrona si è fatto anche il nome dell’ex Unicredit Alessandro Profumo, mentre difficilmente si andrà per una soluzione ‘interna’ con Renato Pagliaro di Mediobanca o a Giovanni Perissinotto di Generali. È filtrato anche il dettaglio sulla buonuscita concordata da Geronzi in neppure un anno al vertice delle Generali: 16,65 milioni di euro.
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