È ufficialmente stato tagliato un traguardo ambizioso: si è raggiunta l’intesa tra Generali e Natixis, controllata dal gruppo bancario francese BPCE, per la creazione di una joint venture che darà vita a un colosso globale del risparmio gestito con 1.900 miliardi di euro di asset in gestione.
Che il patto fosse vicino non era un mistero: diversi rumors avevano anticipato l’intenzione dei due gruppi di siglare l’accordo prima del 30 gennaio, data di presentazione del nuovo piano industriale di Generali, e così stato. Nonostante però le trattative siano state piuttosto veloci e apparentemente fluide, la fumata bianca è arrivata dopo un lungo e articolato confronto nei rispettivi consigli di amministrazione.
Proprio le tempistiche un po’ troppo strette (vista la portata dell’operazione) hanno sollevato diverse obiezioni, insieme ad altri punti cruciali: l’imminente scadenza del mandato dei consiglieri e le fairness opinion degli advisor, per esempio, arrivate proprio a ridosso dell’accordo. In particolare tra i soci di Generali, l’operazione non è completamente condivisa: Delfin e il gruppo Caltagirone hanno infatti espresso le principali perplessità, cosa che ha allungato di diverse ore l’incontro.
Ad ogni ogni modo, l’ufficializzazione è arrivata con la firma di un Memorandum of Understanding non vincolante: la nuova entità combinata si posizionerà come leader europeo per ricavi nel settore del risparmio gestito, con un volume di entrate pari a 4,1 miliardi di euro. Durante le trattative sono state affrontate questioni complesse legate alla governance, alla valorizzazione degli asset e alle prospettive di crescita comune.
Sulla governance pare che i due gruppi abbiano trovato un vero equilibrio: il modello prevede un cda equamente rappresentato, con Nicolas Namias, Ceo di BPCE nella veste di Presidente, e Philippe Donnet, Ceo di Generali, in quella di Vicepresidente. La gestione operativa sarà affidata a Woody Bradford, attuale Ceo diGenerali Investments Holding (GIH), supportato da Philippe Setbon, Ceo di Natixis IM, nel ruolo di Vice CEO.
La partnership prevede una struttura di controllo condiviso al 50% tra Generali e Natixis IM e il suo modello operativo sarà supportato da una rete multi-affiliate, valorizzando le rispettive piattaforme di investimento e rafforzando le capacità di distribuzione globale. L’operazione, del valore complessivo di circa 9,5 miliardi di euro, comporterà il conferimento di asset provenienti da entrambe le parti, creando una piattaforma in grado di attrarre clienti retail, istituzionali e wholesale.
La diversificazione geografica e di competenze dovrebbe consentire alla nuova entità di rispondere alle esigenze di una clientela sempre più sofisticata e in evoluzione, con una particolare attenzione al segmento dei private asset, considerato un motore di crescita strategico. Rimangono però ancora dei nodi da sciogliere: uno dei più spinosi viene sempre dai soci di Generali, che lamentano l’assenza di una exit strategy, cosa che sembrerebbe rendere permanente l’intesa andando dunque a sollevare la questione dell’impatto trasformativo dell’accordo.
Non è poi svanito lo spettro del golden power, che darà modo al governo di esercitare il controllo su operazioni che potrebbero compromettere la sicurezza o gli interessi economici strategici del Paese. Su questo punto, però si è espresso Donnet, dicendosi certo che non ci saranno sorprese e che tutto si compierà in trasparenza.
Di certo, l’accordo tra Generali e Natixis rappresenta una svolta nel panorama finanziario europeo e globale, consolidando la posizione di leadership nel settore dell’asset management del mercato europeo, dove la competizione con i giganti nordamericani è sempre più agguerrita e aprendo nuove prospettive per la gestione patrimoniale a livello internazionale.
L’impatto finanziario dell’accordo appare positivo per entrambi i gruppi: Generali prevede un contributo immediato agli utili e un rafforzamento della propria strategia di diversificazione nel risparmio gestito, mentre BPCE beneficerà di dividendi preferenziali nel 2026 e 2027. Le rispettive autorità regolamentari saranno chiamate a esprimersi sull’operazione, il cui completamento è previsto entro l’inizio del 2026. Al termine del processo, la joint venture sarà deconsolidata dal bilancio di Generali e gestita con il metodo del patrimonio netto, garantendo una neutralità sostanziale sull’indice di solvibilità del gruppo.
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