Per Google Italia il 2020 è stato un anno da record. Grazie a una crescita del 175% rispetto al 2019, per la prima volta la filiale tricolore del gruppo ha superato quota mezzo miliardo di ricavi, raggiungendo i 505,81 milioni di euro. Secondo quanto riporta Milano Finanza, il merito di questo balzo, andrebbe attribuito all’attività di rivenditore, un business lanciato formalmente nel novembre di due anni fa «in seguito alla riorganizzazione societaria collegata alla definizione del nuovo modello di business che, anno su anno, ha fatto schizzare i costi del 193,76% a 486,2 milioni, con spese per il personale salite del 41% per il rafforzamento dello staff, arrivato a 365 unità (+97 ripetto al 2019).
Un bel salto in avanti se si pensa che nel bilancio 2014 venivano riportati ricavi per “appena” 54,44 milioni. Oggi a pesare sono i servizi pubblicitari, che hanno toccato i 434,2 milioni, pari all’86% dell’intero giro d’affari, sul mercato nazionale. Altri 68,9 milioni provengono invece dalle attività fatturate alla consociata irlandese e 2,5 milioni sono stati incassati per attività di r&d svolte a favore della casa madre americana. Cifre da capogiro, eppure pari ad appena un terzo rispetto all’1,4-1,5 miliardi che il mercato locale attribuisce a Google in Italia secondo le elaborazioni di Nielsen.
Per quanto riguarda invece i margini, nel 2020 il mol è cresciuto del 58%, raggiungendo 35,84 milioni, mentre l’utile registrato è di 13,77 milioni, in linea con il 2019 (e non è stato distribuito al socio Google International Llc). Resta vivo il nodo cruciale delle tasse: la società ha versato al Fisco “solo” 5,7 milioni, ossia più o meno quanto versato anche nel 2019 e nel 2017. Peccato che allora i ricavi fossero di soli 95 milioni, contro gli oltre 500 di oggi…
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