Il range di guadagno dei top manager delle società italiane quotate in Borsa va da poco meno di 2 milioni di euro a più di 10 milioni e a ottenere i compensi più cospicui sono banchieri ed esponenti del settore energia. Al primo posto di questa particolare classifica si trova Claudio Descalzi, amministratore delegato e direttore generale di Eni, che nel 2023 ha registrato una retribuzione complessiva (parte fissa, bonus e valore azioni) di 10.419.700 euro lordi, di cui circa la metà dovrà essere pagato in tasse. Descalzi, come evidenziato da un articolo de Il Fatto Quotidiano, ha visto un aumento di circa 2,5 milioni di euro rispetto al 2022 .
Secondo posto, invece, per Andrea Orcel, amministratore delegato di UniCredit, che ha raggiunto i9,75 milioni di euro. Orcel ha raggiunto questa cifra partendo da uno stipendio fisso di 3,25 milioni di euro, cui si sommano bonus da 6,5 milioni di euro. Terzo sul podio Stefano Donnarumma, di Terna, che pur avendo lasciato l’incarico dopo solo quattro mesi nel 2023, ha ottenuto una retribuzione di 6,59 milioni di euro.
Non meno di rilievo le cifre che seguono gli altri posizionati in classifica. Al quarto posto si trova Francesco Starace, amministratore delegato di Enel, con 6,3 milioni di euro, seguito da Giuseppe Castagna, amministrazione delegato di Banco Bpm, che ha raggiunto circa 6 milioni di euro, da Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, che ha guadagnato 5,96 milioni e da Alberto Nagel di Mediobanca (5,48 milioni di euro).
Le posizioni a seguire sono occupate da Franco Balsamo, direttore generale delle raffinerie Saras, con 4,95 milioni di euro e da Alessandro Foti di Fineco con 4,3 milioni di euro. A chiudere la classifica sono Alessandro Puliti, amministratore delegato di Saipem con 2,8 milioni di euro, Paolo Gallo di Italgas con 2,44 milioni di euro, Piero Luigi Montani di Bper con 1,99 milioni di euro e, infine, Massimo Doris di Banca Mediolanum, con 1,83 milioni di euro.
Al vertice della classifica, quindi, moltissimi banchieri e top manager del mondo dell’energia. Ciò non è sorprendente, specie se si considera che durante tutto il 2023 gli effetti del caro energia si sono fatti sentire, così come gli impatti dei tassi d’interesse ai massimi storici e della guerra in Ucraina.
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