Era nell’aria, molti analisti avevano già anticipato l’avvenimento: il dollaro statunitense ha subito una brusca svalutazione e ha ufficialmente toccato i minimi dal 2024. Contestualmente, nelle contrattazioni delle ultime ore, l’euro è salito fino a 1,1376 dollari, per poi stabilizzarsi a 1,1282: si tratta dei valori più alti dal 2022. Anche altre valute si sono rafforzate rispetto al biglietto verde: la sterlina britannica è salita a 1,3015 (+0,3%), mentre il franco svizzero ha raggiunto 1,2202, il suo massimo storico.
La caduta del dollaro
È chiaro che tutti questi movimenti riflettano l’incertezza generata dai dazi Usa, che hanno avuto diversi effetti nei vari Paesi del mondo. Le recenti misure commerciali adottate dalla Casa Bianca e i successivi rinvii hanno spaventato i mercati e, come abbiamo già accennato all’inizio, gli analisti avevano messo in guardia già da settimane sulla possibilità che una nuova ondata protezionista potesse destabilizzare il mercato valutario.
Le misure adottate dall’amministrazione Trump hanno alimentato il timore di una nuova guerra commerciale e spinto molti investitori a disimpegnarsi dal dollaro per rifugiarsi in valute più stabili. In sostanza, gli investitori stanno cercando sicurezza altrove. E, secondo alcuni esperti, la pressione sul dollaro potrebbe intensificarsi se non ci sarà una risposta credibile sul fronte della crescita economica.
L’Euro ai massimi storici
Come dicevamo, l’Euro sembra invece beneficiare della situazione. Mentre sono ancora in corso le disquisizioni sulla digital tax europea, la moneta si è rafforzata grazie alla succitata fuga dagli asset denominati in dollari. L’Euro, per il momento, gode sia della maggiore stabilità politica nella sua area sia di un contesto economico relativamente più solido rispetto agli Stati Uniti.
Gli operatori stanno premiando la prospettiva di una politica monetaria meno aggressiva da parte della Banca Centrale Europea, con un’inflazione in calo e una maggiore attenzione alla stabilità dei mercati. La domanda crescente è stata sostenuta anche da una risalita dell’interesse per i titoli di Stato europei, considerati meno rischiosi rispetto a quelli statunitensi in un momento di tensioni commerciali. L’euro non toccava simili valori da oltre tre anni, segno di una rinnovata fiducia da parte degli investitori internazionali.
Le altre monete e gli effetti dei dazi sulle Borse
Tra le valute che hanno tratto maggiore vantaggio dalla crisi del dollaro c’è il Franco Svizzero, che ha raggiunto quota 1,2202: un livello record che conferma lo status della moneta elvetica come bene rifugio per eccellenza. Anche in periodi di turbolenza, il franco attrae capitali per la sua stabilità e per il quadro macroeconomico solido della Svizzera. Gli esperti di UBS segnalano che l’afflusso verso la valuta potrebbe proseguire nei prossimi mesi, alimentato dal rallentamento globale.
Logicamente, i dazi hanno avuto effetti immediati e marcati sulle Borse mondiali. Wall Street ha registrato cali significativi: il Dow Jones ha chiuso in perdita del 2,5%, il Nasdaq ha perso oltre il 4%. In Asia, la Borsa di Tokyo ha aperto con un crollo del 5%, trascinata al ribasso dalle vendite sul mercato tecnologico e automobilistico.
© Riproduzione riservata