Investire in bitcoin, si può. Il punto è: conviene? A questa domanda, fior di economisti hanno risposto più o meno all’unisono: no, nel mondo più assoluto. E se sbagliassero? O meglio, se a essere sbagliata fosse la domanda? Più che di “investimento”, nel caso delle criptovalute, e di questa in particolare, si dovrebbe parlare di “scommessa”.
Gli economisti più critici, che tra l’altro appartengono a scuole di pensiero molto diverse, sono tutti premi Nobel. Parliamo di studiosi quali Paul Krugman, Joseph Stiglitz o Kenneth Rogoff. Dal loro punto di vista, che è quello della scienza economica, il bitcoin non è una moneta nel vero senso della parola ed è buona come strumento speculativo. Pensare a un investimento di medio-lungo periodo, in una moneta virtuale così ballerina, non è un buon affare. Il discorso non fa una grinza.
E il punto è proprio questo. Il bitcoin è stato un buon affare fino a quando non è diventato “famoso”. Chi lo ha comprato non appena emesso, nel 2009, quando valeva pochi centesimi di dollaro, in quattro-cinque anni ha visto il valore del proprio investimento crescere esponenzialmente. Una volta diventato mainstream, il suo trend ascendente però si è interrotto ed è cominciata una girandola di rialzi e ribassi, provocato dal semplice fatto che il prezzo del bitcoin lo fa il mercato: più investitori vogliono acquistarne, più il suo valore sale. Vale anche il contrario, ovviamente. Se si ha sangue freddo, quindi, si può approfittare di questi rialzi e ribassi, comprare bitcoin quando il valore è sceso e rivenderli quando è risalito di nuovo.
Per comprare questa e altre cripto-valute, occorre andare su piattaforme specializzate come Plus500, piuttosto facile da usare, che ai “trader” con meno esperienza offre la possibilità di effettuare una simulazione della propria strategia e vedere quali risultati avrebbe prodotto. Un’alternativa è 24Option, anch’essa gratuita, piuttosto intuitiva e istruttiva; offre, infatti, anche dei corsi gratuiti per chi non avesse nessuna esperienza in fatto di mercati finanziari.
Quelle citate sono piattaforme che permettono di investire su diversi asset finanziari quali forex (mercato delle valute straniere), azioni, materie prime e criptovalute. Ci sono altri siti specializzati proprio nell’acquisto di monete virtuali, quali Coinbase, oppure Kraken, Bitfinex o The Rock: questi ultimi tre consentono all’utente non solo l’acquisto di bitcoin e altcoin ma anche di effettuare operazioni di trading.
Ogni piattaforma richiede la registrazione dell’utente, l’inserimento dei suoi dati personali (in alcuni casi viene richiesto anche l’upload della propria carta di identità) e quindi l’acquisto dello strumento finanziario sul quale si vuole investire, in questo caso i bitcoin.
Una volta comprate, le monete virtuali devono essere tenute in un luogo sicuro. Molti Exchange consentono di tenerle online ma non è la scelta più sensata, perché in questo modo il proprio capitale è più vulnerabile. I bitcoin sono l’equivalente digitale del contante, il che vuol dire che chi li trova ne diventa automaticamente il proprietario, a differenza di quanto accadrebbe con una carta di credito o un bancomat, che sono nominali.
Per quanto, col tempo, le piattaforme per la compravendita di bitcoin siano diventate più sicure, grazie all’utilizzo di un sistema di protezione detto a chiave multipla, è comunque meglio tenere i propri soldi in un portafoglio, che in gergo si chiama “wallet”, e sistemare quest’ultimo nel proprio device, pc o smartphone non importa.
Ancora più sicura è l’uso di una pen drive che, a differenza di computer e cellulare, non è perennemente in rete e quindi è ancor meno vulnerabile ad eventuali attacchi hacker.
© Riproduzione riservata