In un comunicato reso noto da Mediobanca si legge che l’Ops di Mps non è stata accettata perché “non concordata e da ritenersi ostile e contraria agli interessi di Mediobanca, priva di razionale industriale e finanziario, e dunque distruttiva di valore”. A essere considerati un malus sono stati anche i “rilevanti intrecci azionari di Delfin e Caltagirone”, presenti sia in Mps, che Mediobanca e Generali. Nello specifico, “in Mediobanca, Delfin detiene il 20% e Caltagirone il 7%; in Mps, Delfin è il primo azionista privato con il 10% mentre Caltagirone detiene il 5% (oltre a detenere il 5% di Anima Holding che a sua volta possiede il 4% di Mps); in Generali, invece, Delfin detiene il 10% e Caltagirone il 7%”.
L’istituto bancario presieduto da Renato Pagliaro sottolinea, inoltre, che è in corso il Piano 2023/26 One Brand-One Culture che punta su uno “sviluppo prioritario del wealth management, corporate & investment banking sempre più sinergico con il wealth, internazionale e a basso assorbimento di capitale, contribuzione elevata e sostenibile dal consumer finance e insurance e remunerazione degli azionisti e creazione di valore ai migliori livelli settoriali”.
Le ragioni del no all’Ops di Mps nei confronti di Mediobanca
L’Ops di Mps, secondo la banca di Piazzetta Cuccia, non presenta “valenza industriale pregiudicando l’identità e il profilo di business del gruppo Mediobanca focalizzato su segmenti di attività a elevato valore aggiunto e con evidenti traiettorie di crescita”. L’offerta inoltre distrugge “valore per gli azionisti di Mediobanca e di Mps essendo facile prevedere una copiosa perdita di clienti in quelle attività che presuppongono l’indipendenza, la reputazione e la professionalità dei professionisti”
L’ops sarebbe anche “negativamente caratterizzata dalla difficoltà a determinare il valore intrinseco dell’azione di Mps che presenta un patrimonio netto che fronteggia rilevanti attività fiscali, attività deteriorate e rischi di contenzioso legale (3,3 miliardi), indicatori di rischio peggiori rispetto alle altre banche italiane, rilevanti perdite pregresse, una marcata concentrazione geografica (70% filiali al centro-sud Italia) e di clientela (piccole media impresa), mancanza di fabbriche prodotto”.
Mediobanca considera l’Ops di Mps priva di “razionale industriale in quanto comporta: un forte indebolimento del modello di business di Mediobanca focalizzato sui segmenti di attività specializzate e redditizie quali il wealth management e l’investment banking”. L’operazione non porterebbe nessun beneficio in questi segmenti, bensì un loro cospicuo deterioramento: l’attività di investment banking a favore delle grandi e medie aziende richiede indipendenza di giudizio e assenza di conflitti di interesse che non si conciliano con una matrice di banca commerciale”. L’offerta non concordata viene vista negativamente anche a causa di una probabile e immediata perdita della clientela, sia bancaria che finanziaria.
Diversamente la pensa Monte dei Paschi di Siena, che sottolinea come “la natura industriale della business combination proposta è talmente ovvia che la stessa Mediobanca ha deciso di includere ormai da tempo nel proprio perimetro lo stesso credito al consumo, e non si tratta certamente di un’attività legata all’Investment Banking, ma è molto più nelle corde di una banca commerciale”.
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