La premier Giorgia Meloni dà la sua benedizione in merito all’Ops Mps-Mediobanca e rileva l’importanza socio-economica dell’operazione. “Se dovesse andare in porto, parliamo della nascita del terzo polo bancario che potrà avere un ruolo importante per la messa in sicurezza dei risparmi degli italiani”, ha detto la presidente del Consiglio. Il messaggio arriva dopo l’ok del ministro Giancarlo Giorgetti.
Meloni ha sottolineato la solidità di Mps, per anni vista come un problema da risolvere. Gli esperti leggono, fra le righe, un attacco alla joint venture tra Generali e Natixis. “C’è stata una fase in cui Mps era diventato un disastro e lo Stato è dovuto intervenire. Oggi guarda caso Mps non è più la palla al piede del Paese ma può pensare a fare investimenti”, ha sottolineato il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato Maurizio Gasparri, dimostrando coesione con l’Esecutivo.
Mps fuori dal Mef, il parere dei politici
Il 12,5% del capitale di Mps è ancora del Mef, il Ministero dell’Economia e delle Finanze. Un dettaglio che è passato inosservato ad Antonio Tajani. “Noi siamo per il libero mercato, è il mercato che, nel rispetto delle regole, fa le sue scelte. Credo si debba completare nei prossimi mesi la privatizzazione di questo istituto di credito”, ha detto il vicepremier.
In linea è anche il parere di Daniela Ruffino che sottolinea come “tutelare il risparmio non giustifica nessuna ingessatura del mercato”. Diversamente la pensa, invece, Marco Osnato, di FdI che non vede l’uscita del Mef un’operazione al momento conveniente. Non crede nella “necessità di far entrare lo Stato nelle banche, salvo in caso di dissesti, né in quella di farlo uscire a priori. Vedremo”.
Accolgono favorevolmente l’Ops Mps-Mediobanca Stefano Scaramelli, di Italia Viva, e il pentastellato Emiliano Fesu. Quest’ultimo, però, chiede al Governo che Mps non venga utilizzato come “strumento al servizio di partite finanziarie altrui» e di dare vita invece ad «una vera banca d’investimento al servizio degli italiani e delle imprese italiane” coinvolgendo Cassa Depositi e Prestiti e il Mediocredito Centrale.
Non è d’accordo con le affermazioni dell’Esecutivo Benedetto Della Vedova di Più Europa. “Meloni ha già detto che l’operazione va bene, prima ancora che sia il mercato a chiarire”, ha detto spostando l’attenzione sul fatto che questa operazione possa gettare “un’ombra sulla minaccia del Golden Power contro Unicredit nella scalata a Bpm”.
Perché l’Ops Mps-Mediobanca fa discutere
L’Ops Mps-Mediobanca non è stata concordata e, per questo viene considerata ostile. In questi casi, è necessario che le operazioni vengano approvate dalla Bce e dalla Consob. Tuttavia la prassi prevede che i nuovi azionisti controllino almeno il 51% di Mediobanca, così da poter convocare un’assemblea e cambiare il Cda, o almeno il 60-66% per avere voce in capitolo sulle operazioni straordinarie come una fusione.
Tuttavia, perché Monte dei Paschi di Siena possa essere veramente risanata, ha bisogno di tornare competitiva tramite investimenti su più fronti, soprattutto tecnologici. Per convincere gli azionisti di Mediobanca a puntare su Mps si potrebbero offrire loro vantaggi su operazioni diverse. Intanto, il Mef e alcuni azionisti di Mediobanca trattano su più tavoli, facendo entrare il ballo anche la compagnia assicurativa Generali.
In Generali il gruppo Caltagirone e gli eredi Del Vecchio possiedono, rispettivamente, il 10% e il 6%. In Mediobanca hanno partecipazioni per 2,5 e 1,5 miliardi di euro e in Mps per 0,8 e 0,6 miliardi. La loro influenza sull’accordo è determinante.