Quando si investe il proprio denaro, oltre alla prudenza, bisognerebbe dotarsi di una buona dose di scrupolo e umiltà. Virtù che, in contesti quali i servizi di home banking o di trading online, potrebbero persino risultare fuori luogo. Ma che, invece, andrebbero riscoperte e coltivate nell’era digitale in cui siamo costretti a vivere, dove le informazioni viaggiano alla velocità della luce sugli schermi dei nostri cellulari. E dove basta un solo clic per spostare ingenti somme di denaro.
Una certa accuratezza nella ricerca e nella lettura delle informazioni e la consapevolezza dei propri limiti possono, infatti, tornare utili per evitare brutti errori, cui spesso è difficile riparare. Imprenditori e liberi professionisti sanno, del resto, che nel mondo degli affari per recuperare un investimento sbagliato possono occorrere anni, se non decenni; e nei casi peggiori potrebbe persino non bastare. La stessa regola, dunque, dovrebbe valere in finanza, soprattutto nella sua versione digitale.
Sovrastimare le proprie competenze può portare a scelte di portafoglio errate
La cosiddetta overconfidence finanziaria, ossia l’attitudine a sovra-stimare le proprie conoscenze nella finanza e nei suoi strumenti, può infatti incoraggiare una eccessiva sicurezza nelle proprie abilità, l’incapacità di ammettere i propri errori e la tendenza a cercare solo informazioni che confermino le proprie opinioni. Nel Rapporto 2024 sulle scelte di investimento delle famiglie italiane, la Consob avverte: la scarsa consapevolezza delle proprie conoscenze «può accompagnarsi a scelte di portafoglio errate e all’acquisto di strumenti finanziari non adeguati al proprio profilo di rischio».
Che gli investitori italiani pecchino in superbia, lo dimostra sempre il Rapporto della Commissione, quando affronta il tema dell’informazione preventiva in fase di investimento. Un investitore su tre, infatti, ha ammesso di consultare poco o non consultare affatto i documenti informativi ufficiali che gli emittenti o gli offerenti di prodotti finanziari mettono a disposizione dei potenziali investitori: bilanci, dichiarazioni finanziarie, comunicati stampa. E soprattutto non leggono il prospetto informativo o il Kid, i documenti sintetici e più semplici disponibili per gli investitori retail, che sono tra l’altro utili per avere informazioni chiave sul profilo di rischio, il costo e i possibili scenari di rendimento di un investimento. Il 26% dei risparmiatori, addirittura, li ritiene poco importanti in fase di investimento. Siamo un popolo di santi, navigatori e (sedicenti) investitori.
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