Un connubio di vecchie certezze e nuove tecnologie, di materie prime e di big tech: la classifica dei primi asset del pianeta è piena di spunti degni di nota, oltre che il ritratto perfetto della localizzazione dei capitali di gran parte degli investitori nel mondo.
A metterla nero su bianco è CompaniesMarketCap, che ha raccolto e comparato tutti i dati del caso al fine di mostrare una classifica aggiornata sul valore delle società quotate in borsa. Al primo posto si trova l’oro, che capitalizza 18mila miliardi di dollari: non certo una sorpresa considerando che è in rialzo di oltre il 30% da inizio anno e che viene considerato ad oggi la riserva di valore per eccellenza.
Al secondo posto troviamo un’altra non-sorpresa: Nvidia. Recentemente entrata nel Dow Jones, la società capitalizza più di 3.600 miliardi di dollari ed è diventata un punto di riferimento per tutti coloro che investono sull’intelligenza artificiale. Interessante notare che questa società ha superato Apple (terza con 3.430 miliardi) e Microsoft (3.140 miliardi).
Seguono a ruota Google (Alphabet) con 2.191 miliardi e Amazon, al quinto e al sesto posto. Attenzione però: se questa parte della classifica è stata dominata dall’innovazione tecnologica, al settimo posto si afferma Saudi Aramco (1804 miliardi), tra le più grandi compagnie petrolifere al mondo, mentre all’ottavo posto torna una materia prima, l’argento (1769 miliardi).
Al nono posto campeggia Bitcoin (1509 miliardi): a ottobre era entrata nella top ten conquistando la decima posizione e ha adesso guadagnato un posto grazie, probabilmente, all’elezione di Donald Trump che, come spiega Il Sole 24 Ore durante la campagna elettorale ha dispensato promesse importanti a favore delle criptovalute.
E al decimo posto? Meta (1487 miliardi), scavalcata proprio da Bitcoin. Le posizioni successiva, in ogni caso, non sono meno interessanti: Tesla si è attestata al 12esimo posto facendo un balzo importante e anche qui potrebbe essere merito dell’effetto Trump, dato che si vocifera che possa creare infrastrutture per la produzione negli Stati Uniti di veicoli elettrici e chip nell’ambito delle sue politiche protezionistiche.
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