Il Tesoro apre il 2025 con un’emissione dual tranche sindacata, realizzata con Mps, Bnp Paribas, Citibank, Crédit Agricole, NatWest e UniCredit nel ruolo di lead manager e con gli altri specialisti in titoli di Stato italiani in quello di co-lead manager.
Nello specifico, lo Stato ha emesso un nuovo BTp a 10 anni e un Green Bond a 20 anni. Un’offerta che ha totalizzato una domanda da 275 miliardi di euro: 145 miliardi sul primo e circa 130 sul secondo. I grandi numeri dipendono dalle tempistiche scelte dal Tesoro: all’indomani della pausa di fine anno i mercati, infatti, sono ricchi di liquidità. Inoltre i bassi rischi, i rendimenti mediamente alti e la stabilità italiana completano un quadro d’investimento favorevole.
Il successo del Tesoro con i Btp e gli obiettivi futuri
Solo il titolo decennale costituisce il book più grande mai realizzato, superando i 142 miliardi di domanda raccolta a giugno 2021 dalla Commissione europea con la prima emissione di debito comune per finanziare il Next Generation Eu, cioè i Pnrr nazionali. Il BTp del Tesoro è stato collocato per 13 miliardi, al prezzo di 99,577 che corrisponde a un rendimento lordo annuo all’emissione del 3,733%. Il tasso annuo tasso è del 3,65% e sarà pagato come di prammatica in due cedole semestrali. Il Green Bond è stato collocato invece per 5 miliardi, al prezzo di 99,465 con un rendimento lordo all’emissione del 4,181%.
Con 18 miliardi, l’operazione dell’8 gennaio 2025 è la più grande emissione sindacata dual tranche europea di titoli sovrani. L’obiettivo è quello di spostare ulteriormente il peso del funding sui titoli medio lunghi, a 7-10 anni, riducendo il ruolo di quelli più brevi, fra 3 e 5 anni, e quindi più esposti a eventuali cambi di rotta dei mercati.
Inoltre, lo spread dell’8 gennaio 2025, che si è mantenuto tranquillo a quota 116 punti con un rendimento del decennale al 3,68%, offre spunti interessanti anche per i conti pubblici. In ballo c’è un risparmio di 17,1 miliardi di interessi in cinque anni rispetto ai calcoli del Piano strutturale di bilancio. Infine i rating mantengono lo sguardo sui livelli del nostro debito pubblico e i rendimenti restano interessanti, anche per i piccoli risparmiatori.
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