Il 55% degli a.d. delle quotate italiane percepisce compensi di oltre 1 milione di euro. L’87% delle stesse conta almeno una donna nel cda e solo il 50% dei membri dei board italiani è costituito da soggetti indipendenti: a tracciare l’identikit di chi comanda nelle grandi aziende italiane è la società di consulenza Spencer Stuart che ha pubblicato la 19esima edizione del Board Index, l’osservatorio sulle caratteristiche e criticità dei consigli di amministrazione delle principali società quotate in Italia.
Guardando alla prime 100 aziende per capitalizzazione a marzo 2014, emergono temi di importanza strategica: dalle problematiche che le banche italiane stanno affrontando nell’applicazione della nuova legislazione europea, alle crescente attenzione che le società quotate stanno ponendo alla composizione dei cda, in termini di esperienze e professionalità degli amministratori; fino al tema centrale sui compensi e sistemi di incentivazione dei vertici, da cui emerge che il 35% dei presidenti percepisce oltre 1 milione di euro mentre il 55% degli amministratori delegati delle quotate italiane ha compensi superiori al milione di euro.
Anche il tema sempre controverso della “diversity” è centrale nell’indagine svolta, da cui emerge che la percentuale di donne nei consigli di amministrazione, pari al 17,3%, è in crescita per effetto della normativa sulle quote di genere, con una preponderanza di profili di professioniste (commercialisti, revisori, avvocati) e che l’87% delle aziende italiane ha almeno una donna fra i membri del board.
Il processo di successione del capo azienda e gli anni di permanenza dei membri nei Cda sono evidenziati, inoltre, come argomento prioritario per il crescente interesse degli investitori nella continuità dell’azione manageriale. L’aumento del numero delle donne in consiglio si riflette nell’aumento del turnover (17%) di nuovi membri entrati nei board nel 2014. Altro tema segnalato da Spencer Stuart è il crescente peso dell’autovalutazione di come opera il Cda, la cosiddetta Board Review, che il 94% delle società italiane ha già introdotto con una crescente profondità di analisi e che è ormai diventato un appuntamento annuale importante per i Consigli che vogliono migliorare la propria performance.
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