Unicredit, rilancio per Banco Bpm: Commerzbank potrebbe slittare al 2027

Orcel apre al rilancio su Banco Bpm ma è chiaro nelle intenzioni, sottolineando: «Faremo solo operazioni che creano valore»

Unicredit, possibile rilancio sull'Ops per Banco Bpm e rinvio della possibile operazione su Commerzbank al 2027© Shutterstock

Unicredit apre alla possibilità di un rilancio sull’offerta pubblica di scambio per Banco Bpm e, allo stesso tempo, mette in stand-by il progetto tedesco legato a Commerzbank, che potrebbe slittare fino al 2027. La banca guidata da Andrea Orcel si muove su un doppio fronte strategico, con la priorità di non distruggere valore e scegliere solo operazioni capaci di rafforzare la posizione del gruppo nel medio-lungo termine. La partita italiana e quella tedesca si intrecciano, ma è chiaro che i tempi di realizzazione dei due dossier saranno profondamente diversi.

Il focus immediato resta sull’Italia e sull’Ops lanciata su Banco Bpm, una mossa che ha scosso il settore e ha acceso il dibattito sulle future geometrie del sistema bancario nazionale. La prudenza su Commerzbank è invece legata a fattori politici e regolamentari: Unicredit aspetta tempi migliori e intende avviare le discussioni solo quando il quadro normativo e il contesto politico in Germania saranno più chiari. Nel frattempo, però, non esclude di monetizzare l’investimento, lasciandosi aperta ogni possibilità.

L’Ops su Banco Bpm

L’operazione lanciata da Unicredit su Banco Bpm è nata a sorpresa e fin dall’inizio ha incontrato una certa freddezza dalla controparte. L’offerta pubblica di scambio prevede la consegna di azioni Unicredit in cambio dei titoli Banco Bpm, ma il valore proposto non è stato ritenuto soddisfacente dal management guidato da Giuseppe Castagna. La proposta, infatti, è stata definita non un’offerta perché presentava uno sconto rispetto ai corsi di Borsa e non riconosceva alcun premio agli azionisti di Piazza Meda.

Unicredit ha motivato l’operazione con la volontà di creare un nuovo polo bancario capace di competere alla pari con Intesa Sanpaolo e di realizzare significative sinergie industriali e di costo. Di contro, Banco Bpm ha evidenziato che i vantaggi dell’integrazione devono essere equamente distribuiti e non solo appannaggio della parte offerente: la banca milanese, inoltre, è impegnata in un’operazione strategica sulla Sgr Anima Holding, la cui riuscita dipende dal riconoscimento da parte della Bce del cosiddetto Danish Compromise, che ridurrebbe l’impatto patrimoniale dell’acquisizione.

Proprio questo passaggio è ritenuto essenziale da Andrea Orcel: se l’agevolazione regolamentare verrà accordata, l’investimento in Anima garantirà un ritorno superiore al 15% con un impatto limitato sul capitale. Senza il Danish Compromise, invece, il ritorno scenderebbe all’11% e l’operazione diventerebbe penalizzante in termini di capitale assorbito.

Anche per questo motivo, Unicredit non ha ancora escluso la possibilità di rivedere i termini della sua offerta su Banco Bpm, ma lo farà solo dopo il via libera regolamentare e valutando con attenzione la creazione di valore. Sul tavolo resta la presenza ingombrante di Commerzbank, il cui potenziale ingresso nel gruppo Unicredit complica la valutazione delle sinergie e degli impatti patrimoniali legati all’acquisizione di Banco Bpm.

L’Opa su Commerzbank

La partita tedesca è tutta rimandata. Dopo essere salita vicino alla soglia del 30% di Commerzbank grazie a una serie di operazioni di mercato e derivati, Unicredit si è fermata in attesa. L’idea di un’Opa vera e propria, che nelle intenzioni iniziali di Orcel avrebbe potuto prendere forma già nel 2025, è stata accantonata. Le difficoltà legate al quadro politico tedesco, la necessità di ottenere autorizzazioni dall’Antitrust e dalle autorità di vigilanza, e l’atteggiamento difensivo di Berlino hanno spinto il gruppo a rimandare tutto. Orcel è stato chiaro: non è il momento di forzare i tempi.

La priorità è capire se il piano industriale di Commerzbank, che punta a rafforzare la redditività nei prossimi anni, riuscirà davvero a mantenere le promesse. In caso affermativo, Unicredit potrà valutare un’integrazione, ma non prima del 2027, quando scadranno anche alcune delle opzioni finanziarie in mano al gruppo italiano. In alternativa, se le condizioni di mercato o regolamentari non saranno favorevoli, la banca è pronta a cedere la partecipazione e monetizzare l’investimento, restituendo il capitale agli azionisti. La prudenza è d’obbligo anche perché nel frattempo il titolo Commerzbank ha corso molto in Borsa, raddoppiando il proprio valore. Questo rende oggi molto più onerosa un’eventuale offerta, senza contare le incognite politiche di un’operazione cross-border in Europa.

Le prossime mosse e le parole di Orcel

Andrea Orcel ha tracciato con chiarezza la linea strategica di Unicredit nelle sue ultime dichiarazioni a Il Sole 24 Ore. L’amministratore delegato ha ribadito che «siamo stati abbastanza aperti a dire che allo stesso modo in cui non facciamo qualcosa che distrugge il valore, facciamo qualcosa che aggiunge valore» per il gruppo e per i suoi azionisti. Per quanto riguarda Banco Bpm, «guardando dove si trova il valore non abbiamo escluso un aumento dell’offerta».

Va ancora sottolineato che si attendono le decisioni della Bce sulla questione Anima, prima di decidere se rilanciare o meno l’offerta. La finestra temporale per la revisione dei termini è ancora aperta e la decisione finale potrebbe arrivare solo a ridosso della chiusura del periodo d’offerta previsto tra giugno e luglio. Sul fronte tedesco, la parola d’ordine è pazienza: Orcel ha spiegato che Commerzbank è oggi un investimento e non ancora un’operazione di integrazione.

La prudenza espressa da Orcel riflette la volontà di evitare operazioni che, pur ambiziose, rischierebbero di compromettere la solidità patrimoniale del gruppo, confermando un approccio che mette al centro la sostenibilità e la creazione di valore di lungo periodo.

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