Unicredit ha deciso di fare “pulizia”, come si legge nel comunicato stampa diramato dalla banca. A fronte infatti dell’annuncio di un 2013 che si chiude con un rosso di 14 miliardi di euro, l’istituto di Piazza Cordusio presenta un piano strategico 2014-2018 la cui peculiarità è quella di ripianare i conti nel giro dei primi 12 mesi. “E’ inutile stare a parlare di ‘bad bank’ si’ o no. Bisogna affrontare la situazione di petto e noi abbiamo deciso di farlo. Invece di risolvere la cosa su quattro/cinque anni abbiamo deciso di farlo tutto in un anno, così siamo pronti a ripartire”, ha commentato l’a.d. Federico Ghizzoni in conferenza stampa, “La fiducia nel Gruppo è molto alta e anche il morale. Oggigiorno ci vuole coraggio”.
Stando ai calcoli, con questa pulizia dei conti, il costo del credito tornerebbe a livelli fisiologici: a 123 punti base contro i 259 del bilancio 2013. Inoltre, si legge nel comunicato stampa che il piano “prevede un reporting distinto del portafoglio non core italiano, che si programma di ridurre del 63% entro il 2018. Il Portafoglio non core comprende circa 87 miliardi di euro di crediti lordi, comprendente sia crediti in bonis (33%) sia crediti deteriorati (67%) dei quali più dell’80% originato prima del 2009”. Drastico il taglio di dipendenti annunciato: 8.500, di cui 5.700 in Italia, lasceranno le filiali della Banca entro il 2018. Il risparmio stimato è 300 milioni di euro nel 2016 e 700 milioni di euro su base ricorrente dal 2018. Quanto al bilancio 2013 presentato da Unicredit, a determinare il rosso da 14 miliardi sarebbero stati le svalutazioni su avviamento e accantonamenti aggiuntivi suoi crediti. I ricavi registrano un -4,1% su base annua, per un totale di circa 24 miliardi, mentre il margine operativo lordo scende del -9,9% annuo (9,2 miliardi). Calano a 14,8 miliardi i costi operativi, mentre gli effetti di Basilea3 si sono fatti sentire sul patrimonio di vigilanza Cet1, attestatosi al 10,4% e al 9,4%.
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