Visco (Bankitalia): “Sta tornando l’interesse per i mercati italiani”

Nella sua lectio magistralis il numero uno di Palazzo Koch affronta diversi temi, tra cui quello del debito pubblico: “Non servono manovre da 40-50 miliardi l’anno, ma la crescita”. Scarica il suo discorso integrale

Unione europea, riforme strutturali, spread, debito pubblico e crescita. È un intervento a 360 gradi quello tenuto dal governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, in occasione della sua lectio magistralis tenuta all’Almo Collegio Borromeo di Pavia; ma tra le frasi pronunciate dal numero uno di Palazzo Kock, ce n’è sicuramente una che va tenuta bene a mente, forse anche perché la più positiva: “Emergono rinnovati segnali di interesse per i mercati italiani, incluso quello dei titoli di Stato”.C’è un rinnovato interesse, insomma, per l’Italia che, ha ricordato Visco, “non è in deflazione, ma ci sono segnali che non devono essere sottovalutati. I rischi – ha aggiunto – sono ancora presenti, le tensioni sono pronte a riaccendersi”. Tensioni che, ultimamente, vengono misurate con lo spread: il differenziale di rendimento tra i titoli di stato italiani (Btp) e quelli tedeschi (Bund), fino a non poco tempo fa sui 500 punti, ora sotto i 200. Visco ha spiegato che la componente nazionale del differenziale di rendimento “risente dell’alto debito pubblico e delle basse prospettive di crescita”; deve essere ulteriormente ridotto: “prima della recessione del 2008 era inferiore, sulla scadenza decennale, ai 50 punti base”.

Debito pubblico. Il governatore di Bankitalia ha detto chiaramente che il debito non può crescere in eterno. “Il punto è che noi per molti anni lo abbiamo fatto crescere in assenza di investimenti”. Non sarebbero, quindi, necessarie manovre correttive da 40-50 miliardi di euro l’anno; per rispettare gli obiettivi del Fiscal compact basterebbe “mantenere il bilancio in pareggio con una crescita vicina al 3%. La regola sul debito pubblico, sottolinea Visco, “richiede una riduzione media annua del suo rapporto rispetto al Pil pari a circa un ventesimo della parte che eccede il limite del 60%”. E per rispettarla – ha continuato – non è necessario ridurre il valore nominale del debito. In condizioni di crescita ‘normale’, vicina al 3% nominale, sarebbe sufficiente mantenere il pareggio strutturale del bilancio”.

L’intervento integrale di Ignazio Visco (Pdf)

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