Il futuro della Giorgio Armani spa è già scritto. Non è una sorpresa. Lo stesso stilista e fondatore di una delle Case di moda più rinomate al mondo lo ha detto più volte. Nessuno, però, era a conoscenza di come sarà effettivamente l’azienda senza lo stesso Giorgio Armani. Almeno fino a oggi. E non è escluso che nei prossimi anni l’azienda possa anche debuttare in Borsa.
L’eredità di Giorgio Armani
Un articolo di Mario Gerevini, pubblicato sul Corriere della Sera di mercoledì 25 ottobre, svela in anteprima lo statuto della futura Giorgio Armani, che governerà il gruppo quando lo stilista, oggi 89 anni, non ci sarà più.
Il documento sarebbe stato approvato in un’assemblea straordinaria del 2016, ma negli ultimi sette anni è rimasto rigorosamente riservato. Entrerà in vigore solo quando sarà il momento di gestire l’eredità più preziosa di Giorgio Armani: la sua azienda.
Oggi solo lo 0,1% dell’azienda – 8.700 dipendenti, 2,35 miliardi di fatturato e 162 milioni di utile – fa capo alla Fondazione Giorgio Armani, il restante 99,9% è nelle mani dello stilista, che non ha eredi diretti, ma solo tre nipoti: Silvana e Roberta Armani, figlie del fratello Sergio, scomparso anni fa, e Andrea Caracciolo, figlio della sorella Rossana Armani. Non essendoci quote di legittima da soddisfare, si precisa nell’articolo del Corriere, l’imprenditore nel testamento può disporre come crede di tutto il suo patrimonio.
La Giorgio Armani del futuro: soci di Serie A ed F
La Giorgio Armani del futuro, che dovrà comunque dare “priorità allo sviluppo continuo a livello globale del nome ‘Armani’”, si legge nello statuto, e continuare la sua “ricerca di uno stile esssenziale, moderno, elegante e non ostentato”, avrà sei categorie di azionisti nel capitale. Tutti saranno uguali davanti al dividendo – solo il 50% degli utili sarà ripartito – ma alcuni avranno il triplo dei voti e il diritto a nominare l’amministratore delegato.
I soci con azioni di categoria A avranno il 30% del capitale, quelli con azioni di categoria F il 10%, tutti gli altri il 15% a testa. Tuttavia, ogni azione A darà diritto a 1,33 voti e ogni azione F a 3 voti. Di conseguenza, si evidenzia sul quotidiano, l’unione degli azionisti A e F rappresenterà il 40% del capitale, ma oltre il 53% dei voti in assemblea.
Secondo lo statuto riportato dal Corriere, i soci A avranno diritto a nominare tre consiglieri, tra cui sarà scelto il presidente dell’azienda, mentre i soci F potranno nominarne due, e tra questi verrà nominato l’amministratore delegato. È probabile, quindi, che in queste due categorie di azioni si collocherà la Fondazione Armani, che avrà un ruolo di primo piano quando Giorgio Armani non ci sarà più.
I piani di quotazione in Borsa per Armani
Finora la Giorgio Armani è sempre rimasta lontana dal mercato azionario, ma in futuro lo statuto non esclude questa ipotesi. Anzi, la porta resta aperta. Basterà, infatti, la maggioranza assoluta dei presenti in Cda per la quotazione delle azioni della società su un mercato regolamentato. Questo, però, potrà avvenire solo “il quinto anno successivo all’entrata in vigore del presente Statuto”.
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