Immaginate di essere i produttori di vetture di lusso e molto grintose; il design originale e affilato ce l’avete, tecnologia e qualità costruttiva abbondano, i vostri motori non sono secondi a nessuno; cosa vi manca per avere successo? Semplicemente – si fa per dire – che il vostro brand s’imponga nell’immaginario collettivo. Ecco riassunto il problema principale che i responsabili marketing Infiniti si trovano tra le mani. Se vi state chiedendo cosa sia Infiniti e quali modelli produca, siete testimoni del fatto che di lavoro da fare ce n’è ancora. Sintetizziamo, perciò, per i meno appassionati d’auto: Infiniti nasce alla fine degli anni ’80 in America come marchio di lusso del gruppo Nissan e sbarca in Europa solo nel 2008, cercando di ritagliarsi uno spazio tra Bmw, Mercedes, Audi ecc. Comuni denominatori di tutti gli attuali modelli Infiniti, come il Suv Fx, il crossover Ex, la berlina M e la coupé G, sono il design filante e aggressivo, le motorizzazioni ipervitaminizzate e il lusso profuso negli interni.Crediamo però che per la maggior parte dei lettori questo breve excursus didattico sia stato inutile perché oramai il brand è conosciuto anche se la parentela con Nissan viene mascherata il più possibile per evitare “l’errore” della concorrente Lexus. In Italia, per esempio, per comprare una Infinti occorre recarsi nei concessionari Tony Fassina e non presso la rete distributiva Nissan, che rimane totalmente separata.Lo scorso anno, per risolvere la criticità della popolarità del brand, Infiniti ha intrapreso un’importante operazione di sponsorship. La necessità era quella di avere molta visibilità e si è deciso di puntare su uno sport di interesse globale. «Non volevamo i riflettori addosso per una sola sera come accade per eventi come il Super Bowl», confessa a Business People il global director di Infiniti Formula 1 Andreas Sigl, «perciò abbiamo preso in considerazione il campionato mondiale di Tennis, la Coppa del Mondo di calcio e anche le Olimpiadi, ma, essendo produttori di auto, avremmo dovuto raccontare una storia tutta diversa. Poi ci siamo guardati negli occhi e ci siamo detti che il posto dove ogni produttore di auto vorrebbe vedere il proprio marchio è sulla vettura da gara più veloce al mondo: e allora abbiamo deciso di puntare sulla Formula 1». Performance assolute, competizione, ricerca del limite, prestigio e globalità: il mondo della Formula 1 esprime valori che Infiniti condivide e con i quali desidera identificarsi. Occorreva, però, immaginare una modalità diversa di sponsorizzazione rispetto alla concorrenza. Irrealistico pensare di poter fornire, visto il poco tempo a disposizione, i motori a un team di Formula 1 e utopia pura sarebbe stata quella di schierare una propria vettura come Ferrari o Mercedes. «Ci siamo chiesti perché un produttore di auto non potesse essere un semplice sponsor di Formula 1», continua Sigl, «se il team è quello giusto, se valori e obiettivi sono condivisi, perché no?». A quel punto l’alleanza di Nissan con la francese Renault, che fornisce il V8 al team indipendente Red Bull, ha chiuso il cerchio e il marchio è comparso sulle vetture di Sebastian Vettel e Mark Webber.È facile capire i vantaggi in termini di ritorno immagine nel legarsi a un team vincente in Formula 1. È forse lo sport più seguito a livello mondiale, gli spettatori sono appassionati d’auto, la sfida, l’adrenalina, le performance e l’uso delle tecniche più avanzate trasudano da ogni immagine e soprattutto è un ambiente esclusivo e prestigioso. Non solo le gare, il rombo dei motori, la gomma bruciata, ma il glamour, le feste, le ragazze e gli yacht: è con quell’universo che Infiniti si vuole identificare. E del resto c’è la dose massima di emozioni, professionalità assoluta e lusso che si può trovare sul Pianeta: chi non vorrebbe appartenere a quel mondo?C’è poi da considerare che i palcoscenici dove si esibisce il circo della Formula 1 sono gli stessi dove Infiniti desidera avere visibilità. Come spiega Sigl, infatti, l’espansione del brand sta seguendo una diagonale che dagli Stati Uniti e dal Canada punta al Sud Est Asiatico passando per Europa e Paesi arabi. C’è, da questo punto di vista, sinergia totale tra le esigenze di un marchio del lusso automobilistico e gli interessi anche economici dell’organizzazione del Campionato.La sponsorship di Infiniti non vuole ridursi alla presenza del marchio sulle vetture, sulle tute eccetera, ma mira ad integrarsi nella vita del team ad esempio offrendo le courtesy car e altri servizi. Questo consente al brand giapponese, come abbiamo avuto modo di sperimentare di persona a Jerez (Spagna) durante la presentazione ufficiale delle Rb-8, di offrire anche ai propri clienti o partner più prestigiosi la possibilità di vivere la Formula 1: uno strumento di Pr eccezionale. Lo scorso anno il logo della casa è stato in bella vista sui materiali del team che ha vinto il mondiale, sulla tuta del più giovane campione del mondo che è salito sul podio 17 volte su 19 gare, con un ritorno in termini di immagine stimato in un valore di circa 250 milioni di euro. Ma, a nostro avviso, non è affatto una sponsorizzazione semplice da veicolare e comunicare. Tutto il mondo vede come le Red Bull vadano forte – si può constatare anche nelle prime performance della stagione 2012, pur con qualche intoppo – ma il motore che le spinge è Renault, non Infiniti. Per questo la sinergia anche tecnica sarà determinante nel successo dell’operazione. Ingegneri Nissan già collaborano nelle scelte tecniche del team e specialisti Red Bull hanno un costante rapporto con il Giappone. Le parole del Team Principal Red Bull, Christian Horner, chiariscono bene questo fondamentale aspetto: «Siamo una squadra indipendente e questo crea un gap di know how rispetto a concorrenti come Ferrari, McLaren e Mercedes, soprattutto nelle nuove tecnologie. Questo è precisamente dove la partnership con Infiniti ci spalancherà nuove prospettive». Impossibile non pensare allo sviluppo delle tecnologie ibride dove i giapponesi investono da anni e che vede Infiniti impegnata con la berlina ibrida M e con la nuova creatura Emerg-E presentata il mese scorso a Ginevra. «All’inizio della scorsa stagione (2010, ndr) abbiamo avuto problemi perché abbiamo montato il Kers nel peggior posto possibile. Se la sinergia con Infiniti fosse nata un anno prima, certamente li avremo evitati», scherza ancora Horner. Dall’altra parte anche Infiniti potrà certamente trarre vantaggi dalle ricerche avanzate del team, potendole poi trasferire nelle vetture di serie sul mercato e chissà magari il carisma Red Bull farà nascere una Infiniti davvero SuperSportiva. Nel frattempo, possiamo goderci la Fx Sebastian Vettel Version.
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