Intelligenza Artificiale, in Italia solo 1 azienda su 4 ha piani di sviluppo

Lo rivela una ricerca condotta da Minsait e dall’Università Luiss Guido Carli: due gli ostacoli principali per la diffusione della nuova tecnologia

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La corsa alla nuova grande e rivoluzionaria tecnologia del presente e futuro, l’intelligenza artificiale, per il momento non riguarda da vicino l’Italia. Secondo quanto emerge da un rapporto realizzato da Minsait e dall’Università Luiss Guido Carli, le aziende italiane che si stanno muovendo in questa direzione sono ancora molto poche.

Solo un’impresa su quattro sta adottando dei piani di sviluppo a riguardo, emerge dalla ricerca che verrà presentata oggi a Roma e anticipata dal Sole 24 Ore. La maggior parte delle aziende quindi non sa ancora come sfruttare l’intelligenza artificiale per il proprio business. «Il dato che emerge dopo aver interpellato più di 500 aziende di diversi settori – commenta Roberto Carrozzo, head of intelligence and data di Minsait Italia – è che la maggior parte non ha piani di integrazione di questa tecnologia nel proprio business».

A frenare l’innovazione sono soprattutto due tipi di problemi: da un lato le competenze e le difficoltà a istituire dei pool di analisti dei dati e di soft engineering all’interno della società, dall’altro invece la questione dell’infrastruttura tecnologica. «Abbiamo capito che le imprese preferirebbero dotarsi di mezzi propri ma per far questo servono tempi lunghi e anche investimenti più cospicui» sottolinea Carrozzo. I cloud sono ancora fuori portata, anche per motivi di cybersicurezza.

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Dal rapporto è emerso però un elemento significativo: le aziende italiane non ne fanno un problema di investimenti, perché «i soldi per iniziare questo processo di cambiamento sembra che ci siano e che ci sia anche una sensibilità all’analisi dei dati», sottolinea Irene Finocchi, direttrice del corso di studi in Management and Artificial intelligence. La criticità riguarda quindi l’aspetto normativo: l’AI Act europeo non ha trovato ancora una definizione legislativa nel nostro Paese e questo causerà rallentamenti nell’inclusione delle AI nel sistema produttivo.

Oltre che di regole chiare, le aziende necessitano anche di personale formato non solo tecnicamente, ma che sappiano anche collegare le intelligenze artificiali agli specifici settori. «La particolare partita delle università è quella di creare dei corsi di laurea che abbiano nella multidisciplinarietà la loro caratteristica fondante» specifica la professoressa Finocchi. La presentazione del rapporto può essere seguita, a partire dalle 11.00 di oggi venerdì 17 maggio 2024, tramite questo link.

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