Agcom: televisione ancora predominante in Italia, nonostante le piattaforme online

I dati raccolti da Agcom dipingono un quadro positivo per la televisione e per la radio. In testa la Rai, si accendono i riflettori sulla necessità di tutele specifiche

Agcom, radio e televisione ancora al top. Rai in testa© Getty Images

Al centro del sistema dei media italiano restano radio e televisione, nonostante l’utilizzo sempre più ampio delle piattaforme online. A evidenziarlo è stato il presidente dell’Agcom, Giacomo Lasorella, durante la relazione annuale al Parlamento dell’Autorità.

Di fronte a Laura Aria, Massimiliano Capitanio, Antonello Giacomelli ed Elisa Giomi, Lasorella ha precisato come il report relativo al 2023 sia necessariamente incentrato sul mondo digitale e su quello che è il suo indiscutibile impatto sul settore della comunicazione.

La relazione sapientemente illustrata da Lasorella rileva che il settore dei servizi media audiovisivi (televisione, radio, quotidiani e periodici) vale 11,5 miliardi di euro nel 2023. Al suo interno continua a crescere il peso relativo della televisione, a 8,2 miliardi di euro nel 2023 (+1,3), mentre la radio è in ripresa (+5% sul 2022).

L’influenza della televisione e della radio si riscontra sia sul piano economico che in quella che è la relazione con il pubblico. Al netto della rivoluzione digitale, gli spettatori continuano ad affidare a quelli che sono i primi tre operatori audiovisivi del Paese, ovvero Rai, Sky e Mediaset, che mantengono ancora il 70% delle risorse complessive in Italia.

In questo ambito, la Rai è in testa con una quota del 28,4%, mentre la seconda è Comcast/Sky, con il 22,2%, seguita da Fininvest attraverso Mfe-Mediaset (19,4%). Riguardo all’incidenza delle piattaforme online, è sicuramente rafforzata: questi canali (tra cui Netflix, Dazn, Tim, Amazon e Disney) guadagnano importanti porzioni di ricavi e sfiorano nel complesso il 20% delle risorse economiche del settore televisivo. Si tratta di quasi 13 punti percentuali in più rispetto al 2019.

Per ciò che concerne la radio, come abbiamo già accennato il quadro è positivo. Dall’altra parte, però, si sta creando una situazione “ibrida”: sono infatti aumentati gli ascolti via web con un 33% di utenti connessi tramite gli assistenti vocali (33%), tramite smartphone (8%) e tramite pc/tablet (4,9%).

Durante la relazione, Lasorella ha voluto sottolineare che questa crescente tendenza verso il digitale «richiedono sempre più un allineamento delle tutele e delle regole, tra settore audiovisivo tradizionale e settore audiovisivo digital», non solo per regolamentare quelle che sono sfide complesse, asimmetriche e concorrenziali, ma anche per tutelare i valori culturali e democratici dell’Europa e del suo pluralismo.

Al centro delle prossime azioni nel mondo della comunicazione, dunque, dovrebbero esserci delle considerazioni legislative moderne ed equilibrate che garantiscano prospettive di libertà, di pluralismo e di garanzia dell’esercizio delle attività di informazione e di creatività artistica e culturale.

Sempre secondo il presidente dell’Agcom sarebbe altresì essenziale attuare degli interventi che guardino al futuro e che permettano all’intero settore di adeguarsi sotto tutti i punti di vista: dagli investimenti nella formazione e nell’innovazione a quelli nell’ottica della sostenibilità, passato attraverso misure di sostegno al lavoro e all’occupazione professionale.

L’intervento si è incentrato anche sul contrasto alle attività illegali e sulla tutela dei minori dai contenuti pornografici. Sul primo versante l’Agcome è impegnata in prima linea anche per mezzo della piattaforma Piracy Shield, che ha disabilitato diversi siti e indirizzi IP che diffondevano illecitamente contenuti coperti da copyright, compresi gli eventi sportivo.

Per quanto riguarda il secondo versante, l’Autorità ha avviato una consultazione pubblica mirata a trovare un modo il più possibile accurato per accertare la maggiore età degli utenti da parte dei fornitori di siti web e piattaforme di video sharing.

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