La crisi del mondo editoriale è un dato di fatto palpabile, con i giornalisti che continuano a diminuire dalle redazioni di testate cartacee, digitali, televisive o radiofoniche. Si tratta di un’emorragia costante di posti di lavoro su cui la Francia ha ora acceso i riflettori in un contesto in cui le fake news sono sempre più frequenti nell’informazione quotidiana dei cittadini e le inchieste da parte dei cronisti sono, invece, una merce sempre più rara. Per invertire questo trend il governo di Parigi potrebbe prendere in considerazione una nuova tassa da imporre ai colossi digitali, da Google a Meta, sulla base dei ricavi pubblicitari.
L’obiettivo, come si evidenzia in un articolo de la Repubblica, sarebbe quello di sostenere gli editori tradizionali sull’esempio di Paesi come il Canada, che tassa le aziende dal fatturato più alto, e la California, che valuta un prelievo del 7,25% sui ricavi.
La proposta di istituire un’ulteriore tassa sui ricavi pubblicitari dei giganti del web – dal 2019 la Francia ha già varato una Google Tax – è tra le 15 avanzate nel Rapporto sugli Stati generali dell’informazione, realizzato da un pool di esperti. Negli ultimi mesi, in seguito agli Stati Generali voluti dal presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron ormai un anno fa, cinquanta esperti indipendenti – coordinati da Bruno Patino, presidente della rete televisiva Arte e studioso dei media digitali – hanno avviato un’indagine sull’intero settore, coinvolgendo giornalisti, editori, professori universitari, sindacati e associazioni in ben 176 incontri. Il risultato è stata la redazione del già citato report. Un’analisi non proprio ottimistica all’interno della quale non si esclude l’estinzione del giornalismo professionistico entro il 2050, con l’avanzare dell’informazione liquida, virtuale e social
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