Private Equity: cosa ci dice il rinvio dell’Ipo di Golden Goose

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L’inatteso stop al debutto in Piazza Affari di Golden Goose con le sue sneaker di lusso ha acceso un campanello d’allarme sullo stato attuale del mercato dei fondi di private equity. Secondo alcuni analisti, tra le motivazioni che hanno portato al rinvio dello sbarco in Borsa, ci sarebbe anche la volontà di evitare una ripetizione di quanto è successo con Dr Martens. Per l’azienda di scarpe e anfibi iconici, alla quotazione nel gennaio del 2021 è seguito oggi il crollo dell’80%, al di sotto del prezzo dell’Ipo.

Di sicuro, a poche ore di distanza dalla retromarcia annunciata da Permira, che controlla Golden Goose, anche Cvc e Pai hanno messo da parte i programmi che riguardavano la quotazione della catena di abbigliamento spagnola Tendam.

Tra il 2022 e il 2023, come si sottolinea in un articolo di Corriere Economia di oggi, solamente 151 imprese partecipate da fondi su 28 mila – con una valutazione stimata di 3.200 miliardi di dollari – hanno effettuato il loro sbarco sulle piazze finanziarie.

La carenza di Ipo persiste da anni, dunque, e rischia ora di accentuarsi a causa delle tensioni geopolitiche internazionali e sulla scia del rialzo dei tassi d’interesse, ma anche perché attualmente i fondi sembrano preferire la via della raccolta sicura tra gli investitori istituzionali e il forte ritorno dei rendimenti sui bond, alla naturale ricerca degli impieghi più redditizi per il proprio capitale.

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