Il mercato degli investimenti pubblicitari in Italia chiude il 2017 con una flessione pari al 2,1% rispetto al 2016 (da 6,38 miliardi a 6,25 miliardi di euro), che si traducono in un +0,4% se si tiene in considerazione la stima Nielsen sul search e sul social. Lo scorso anno si è comunque concluso con un dicembre positivo a +3% (+4,6% con search e social). Flessione, anche se contenuta, per la televisione: -1,6% (da 3,83mld a 3,77mld di euro).
La televisione, anche se con una raccolta il lieve calo (-1,6% a 3,77 miliardi), si conferma il principale collettore di investimenti, con una quota di mercato pari al 45,8%, seguita dal digital al 29,8% (con il search a rappresentare la maggioranza degli investimenti con una quota pari al 34%, seguita dal display al 26,6% e video al 18,7%) e dalla stampa al 12,9%. «Il mercato pubblicitario ha seguito l’andamento ciclico tipico degli anni senza grandi eventi mediatici sportivi, bissando la crescita che si era già manifestata nel 2015 (+2%), ma – ricordiamo – era l’anno dell’Expo», ha dichiarato Alberto Dal Sasso, Ais Managing Director di Nielsen.
Chiudono l’anno in flessione i quotidiani (-7,7%), i periodici (-6,2%), l’outdoor (-11,2%) e il direct mail (-5,2%). In crescita radio (+5,4%), internet (+1,7%), transit (+4,9%), go tv (+12,3%) e cinema (+2,4%). Sono 10 i settori merceologici in crescita, per un apporto complessivo di circa 78mln di euro. Secondo Dal Sasso, il 2018 «potrà sicuramente chiudere ancora in positivo grazie al favore dei mondiali di calcio e anche a una ripresa economica mondiale, cui l’Italia sembra essere bene agganciata».
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