Dopo l’annuncio di 1.130 esuberi da parte di Vodafone Italia, e le 4.300 uscite volontarie di Tim al 2020, anche Wind Tre alza il velo sul piano di riorganizzazione allo studio per far fronte alla sofferenza del mercato delle tlc. Il progetto, secondo quanto apprende l’agenzia Radiocor, poggia sulla creazione di una newco per le torri, denominata “Pisa”, dove confluirebbero le 7.000 unità che sono rimaste in seno al gruppo. Successivamente si metterebbe in vendita il 49% della società delle torri, mantenendone dunque il controllo. Nel piano di Wind, che al momento non prevede alcun esubero, c’è poi il trasferimento dalle sedi di Roma e Napoli a Milano di circa 150 persone.
È allo studio anche la vendita dei data center, comparto dove lavora un centinaio di dipendenti. Il piano, che non è ancora passato al vaglio del board ed è dunque in via di definizione, è stato illustrato alle rappresentanze dei lavoratori. La mossa di Wind arriva in un momento di particolare sofferenza per il settore delle telecomunicazioni, caratterizzato da ingenti investimenti e una compressione dei margini. Hanno pesato, sui bilanci delle società, l’aumentata competitività a seguito dello sbarco nel mercato italiano di un quarto operatore, Iliad, che ha innescato una guerra dei prezzi, e gli ingenti esborsi per partecipare all’asta per le frequenze 5G, conclusa con un introito record per lo Stato da oltre 6,5 miliardi di euro. Tra gli esperti del settore c’è anche chi suggerisce come via d’uscita l’inserimento nelle tariffe pagate dai clienti di un contributo minimo per l’innovazione del Paese. Altri parlano di un fondo per finanziare il reskilling, le assunzioni dei giovani e la gestione degli esuberi. Tutte necessità per un settore in forte evoluzione come quello delle tlc. Quel che è certo è che i problemi sono comuni, e probabilmente serve un approccio di settore.
© Riproduzione riservata