WeWork: da una valutazione di 49 miliardi al fallimento in 4 anni

La società americana degli uffici condivisi fa ricorso al Chapter 11 statunitense, una dichiarazione di fallimento per negoziare la riduzione del proprio debito

WeWork

Solo nel 2019, ancora prima che la pandemia di Covid si abbattesse sulla società globale, WeWork era stata valutata 49 miliardi di dollari. Solo pochi giorni fa, dopo che da inizio anno il titolo della colosso newyorkese del coworking aveva perso più del 98% del proprio valore a Wall Street, la valutazione è scesa a 60 milioni. Ora la società ha dichiarato il fallimento.

WeWork apre la strada al fallimento in Usa e Canada

Poche ore fa WeWork, partecipata al 60% dalla giapponese Softbank, ha fatto ricorso al Chapter 11 statunitense – richiesta di protezione dai creditori negli Stati Uniti – nel tentativo di negoziare la riduzione del proprio debito. In una nota la società ha precisato che la misura avrà un impatto sulle operazioni negli Stati Uniti e in Canada, ma “si prevede che quelle globali continueranno come al solito”.Circa il 92% dei creditori, secondo quanto riferito da WeWork, ha accettato di convertire il debito garantito in equity, eliminando così circa 3 miliardi di dollari di debiti.

Già lo scorso agosto WeWork aveva reso nota l’incertezza sulla continuità aziendale, mostrando perdite nel semestre pari a 696 milioni di dollari a fronte di una liquidità di 670 milioni.

I passi della crisi di WeWork

A mettere in crisi il gruppo è stato sicuramente l’effetto della pandemia sul mercato degli uffici in locazione. Pietro Martani, cofondatore del coworking Copernico (poi ceduto a Iwg), aveva spiegato al Corriere della Sera che WeWork, aveva preso in affitto spazi a prezzi più alti della media con contratti a lungo termine. Una mossa per conquistare la leadership del mercato, ma la diffusione dello smart working e il crollo dei valori delle locazioni pagati dalle aziende, in particolare sui mercati anglosassoni, ha spiaggato i vertici aziendali.

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