Immaginatevi un futuro dove sarà possibile prevedere attacchi terroristici, dove lo smartphone ci avviserà – con una precisione assoluta – dell’arrivo di un terremoto o di un semplice acquazzone. Un domani dove le aziende di moda sapranno con certezza cosa vogliono i consumatori e ogni paziente potrà ricevere diagnosi e cure personalizzate in pochi secondi. Un futuro non così lontano grazie a sistemi come Watson di Ibm, un “cervellone” capace di sfruttare la potenza del cognitive computing nella vita di tutti i giorni.
Era il 2011 quando Watson comparve in un famoso telequiz americano, superando gli allora campioni della trasmissione. In sei anni ha fatto passi da gigante in diversi campi, fra tutti quello della salute. Già oggi è presente in molti ospedali Usa: in soli 15 secondi può studiare 10 milioni di cartelle per aiutare i medici a riconoscere e curare più velocemente le patologie più gravi. Di recente Watson Health è sbarcato in Italia, nei pressi di Milano: all’Humanitas di Rozzano il super computer contribuisce alla formazione dei medici, mentre nell’ex area Expo sorgerà il primo centro di eccellenza europeo di Watson Health.
Siamo di fronte a un’intelligenza artificiale che andrà a sostituirsi all’uomo? Niente affatto. Quello su cui si sta lavorando – con risultati sorprendenti – è un’intelligenza aumentata che sfrutti la potenza degli Analytics e Big data da affiancare all’uomo. A quest’ultimo la responsabilità di prendere la decisione migliore, nel minor tempo possibile.
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