Data center dell’IA, la denuncia dei ricercatori Usa: “Consumano acqua come Nazioni”

Data center dell’IA, la denuncia dei ricercatori Usa: “Consumano acqua come Nazioni”© Shutterstock

I data center dell’AI rappresentano il futuro, ma sono ancora poco sostenibili: una ricerca Usa, infatti, mette in evidenza quanto stiano consumando in termini di risorse ambientali e quanto questo sia negativo dato il già problematico surriscaldamento globale.

Il sistema, per funzionare, deve fare in modo che i server siano sempre in ambienti freschi. Tuttavia, questo si traduce in un dispendio esorbitante di acqua potabile. La quantità sarebbe pari a quella che alcune grandi Nazioni consumano in un intero anno. A dirlo è uno studio delle Università di Arlington in Texas e Riverside in California, che fa emergere un altro dato: l’impiego è destinato ad aumentare.

Come funzionano i data center dell’AI

I data center dell’AI, secondo l’analisi Usa, permettono il funzionamento di algoritmi che emulano il ragionamento umano. All’interno di strutture molto grandi, alcune sono di 10 mila metri quadrati, ci sono dei computer attraverso i quali si addestrano le intelligenze artificiali a essere sempre più precise e performanti. Perché le turbine non si fermino servono energia elettrica e acqua. Inoltre, devono operare in un ambiente umido e al riparo dal calore, costantemente a 45 gradi o a temperature anche più basse. Utilizzano un sistema a doppio circuito, simile a quello delle centrali nucleari.

Secondo i dati, OpenAI ha impiegato 700 mila litri di acqua dolce pulita soltanto per la formazione di GPT-3 e nei soli data center. Nel 2023, Google – che gestisce Gemini – ha usato acqua in quantità superiore alla Pepsi. Questo è aumentato del 20%, tra il 2021 e il 2022, e di un ulteriore 17%, dal 2022 al 2023. Negli stessi periodi, la crescita per Microsoft è stata del 34% e del 22%.

Lo studio sui data center dell’AI prevede che, nel 2027, sarà necessaria una quantità di acqua quattro volte superiore, probabilmente sei, rispetto a quella che la Danimarca consuma in un anno. Si tratta di almeno 4,2 miliardi di metri cubi, se va bene, di 6 miliardi, nella peggiore delle ipotesi.

Per ovviare a un problema che ancora quasi nessuno conosce, è necessario intanto che ci sia la totale trasparenza sui consumi di acqua attuali e futuri. È importante che si conoscano le strategie dei colossi delle intelligenze artificiali, che spesso si servono dell’energia solare, in ambienti però in cui i raffreddamento è problematico. L’ideale sarebbe anche servirsi di aree del pianeta in cui ci sia anche freddo. Basti pensare all’impianto sul Golfo di Finlandia, che si serve dell’acqua del mare. Amazon, Google e Microsoft assicurano che, entro il 2030, produrranno più acqua di quella che consumano.

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