L’aldilà digitale consiste nei dati personali che sopravvivono anche alla morte della persona a cui appartengono. Si tratta di una realtà sempre più diffusa che va regolamentata. Lo fa notare lo studioso svedese Carl Öhman che pone l’accento proprio sulla gestione del materiale sensibile dopo la dipartita.
La nostra generazione sarà la prima a lasciarsi alle spalle una quantità significativa di informazioni personali. Se, da un lato, rappresentano una ricchezza e un’opportunità; dall’altro, i posteri hanno una responsabilità non di poco conto.
I dati digitali, cosa sono e come funzionano
Le tecnologie digitali lasciano tracce dell’uomo nel cyberspazio ogni giorno. È un fenomeno che ha portato gli esperti a parlare di “post-mortalità”. Per Öhman – grazie a digitalizzazione, AI e Big Data – si sta assistendo a un cambiamento significativo. I morti torneranno prepotentemente nelle vite dei vivi, come già accadeva nel passato pre-moderno oppure in altre civiltà.
L’applicazione Historical Figures permette, attraverso l’intelligenza digitale, di chattare con riproduzioni di personaggi storici di ogni genere, da Gesù ad Adolf Hitler. In futuro sarà possibile estrarre dai nostri dati personali la nostra personalità e di costruire degli avatar che possano parlare con riproduzioni credibili dei nostri morti. In quest’ottica si sta muovendo già Eterni.me, una startup americana, e anche Microsoft sta lavorando in questa direzione.
Continuando così, secondo le stime e se la piattaforma esisterà ancora, su Facebook ci saranno più morti che vivi. I dati personali che andranno nell’aldilà digitale, dunque, come andranno gestiti? Si tratta di una risorsa importante per i sociologi e studiosi di altre discipline, di una vera e propria industria nelle mani di pochi.
La questione etica
Ecco allora che si apre una questione etica sul controllo dei dati e sulla privacy. Inoltre, cambierà – in realtà sta già cambiando – l’elaborazione del lutto. Attualmente è sufficiente scaricare l’app Replika, permetterle di accedere ai propri dati personali, perché possa creare un chatbot sempre più simile a noi e immortale.
Inoltre, grazie ai Big Data, si saprà molto di più sui morti domani, di quanto i nostri antenati non sapessero sui loro cari venuti a mancare. Questo farà mutare il modo in cui verranno ricordati. “Già adesso sappiamo molto di più del nostro passato rispetto ai nostri antenati, ma ironicamente lo sforzo mnemonico richiesto per mantenere viva la memoria dei morti è molto inferiore. Le macchine lo faranno per noi, e quindi paradossalmente la presenza digitale dei morti potrebbe ridurne l’impatto culturale”, ha dichiarato Carl Öhman.
Secondo l’esperto di aldilà digitale, bisogna discutere pubblicamente in merito alla gestione di queste informazioni preziose. Lui si è detto “a favore di soluzioni decentralizzate che possono catturare diverse forme di valore, incluso il valore scientifico, economico e culturale degli archivi di dati”. Questo si traduce nella necessità di avere “più custodi del passato”.
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