In Italia circa 10 milioni di lavoratori sono altamente esposti agli effetti dell’intelligenza artificiale (AI). Lo rivela una nuova indagine di Randstad Research per la Fondazione Randstad AI & Humanities, che fotografa un mercato del lavoro destinato a cambiare radicalmente, non solo per la sostituzione di alcuni ruoli, ma soprattutto per l’evoluzione delle competenze richieste.
L’analisi, basata su tre diversi indici di esposizione all’automazione, all’intelligenza artificiale e al machine learning, evidenzia come nessuna professione possa considerarsi immune. Se da un lato l’automazione inciderà soprattutto sulle attività manuali e ripetitive, dall’altro l’AI porterà trasformazioni profonde anche nei lavori intellettuali e altamente qualificati, toccando in particolare analisti, tecnici, specialisti finanziari e figure impegnate nella gestione dei dati complessi.
Le competenze del futuro: la nuova frontiera del lavoro con l’AI
Non sarà tanto il lavoro a scomparire, quanto a mutare. La vera sfida per lavoratori, aziende e istituzioni sarà investire sullo sviluppo delle competenze più difficili da replicare con le macchine. L’indagine sottolinea che, accanto a una necessaria alfabetizzazione digitale e tecnica — che includa capacità come la programmazione, l’analisi dei dati e la gestione di sistemi di intelligenza artificiale — diventeranno sempre più strategiche le competenze umane. Capacità come il pensiero critico, la creatività, l’intelligenza emotiva, la decisione autonoma e la supervisione dei processi saranno decisive.
L’intelligenza artificiale, infatti, eccelle nell’elaborazione di grandi moli di dati, ma non può sostituire l’intuizione, la sensibilità e la capacità di interpretare contesti complessi propri dell’essere umano. In questo senso, più che una sostituzione, si assisterà a una ridefinizione del ruolo umano all’interno dei processi lavorativi.
Inoltre, emerge con forza la necessità di unire competenze tecniche a quelle umanistiche. Filosofia, psicologia, sociologia e studi storici saranno fondamentali per comprendere e gestire le implicazioni etiche e sociali dell’adozione massiccia di tecnologie intelligenti.
Formazione fondamentale
La rivoluzione tecnologica arriva in un momento in cui il mercato del lavoro italiano deve già fare i conti con un progressivo calo demografico: entro il 2030 si stima una riduzione di 1,7 milioni di lavoratori. In questo scenario, l’intelligenza artificiale, se accompagnata da adeguate politiche di formazione e aggiornamento, può diventare una risorsa per colmare il mismatch tra domanda e offerta di lavoro. Secondo Randstad Research, il futuro del lavoro sarà di chi saprà adattarsi.
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