L’articolo 18? Un “feticcio ideologico” che “non si applica al 70% dei giovani e ogni anno viene invocato dinanzi al giudice del lavoro da nemmeno 1000 persone”. La riforma del lavoro, allo studio in questi giorni dal governo e dalle Parti sociali, non può orbitare sempre e solo intorno a questo punto. È quanto afferma il deputato di Futuro e libertà, Chiara Moroni che invita il governo a porre l’attenzione su quel 30% di donne che lasciano il lavoro per dedicarsi alla famiglia perché, afferma Moroni, “non esistono servizi pubblici a sostegno della maternità e ci sono circa 2 milioni di lavoratrici a tempo indeterminato, soprattutto donne in stato di gravidanza, che vivono sotto la minaccia costante delle dimissioni in bianco”. Un problema che, sottolinea il deputato, incide pesantemente sull’economia: “Se solo l’occupazione femminile avesse raggiunto il 60% entro il 2010, come previsto dall’Agenda di Lisbona, avremmo già recuperato ben 7 punti di Pil. Nella riforma del lavoro che è allo studio del governo, fondamentale sarà il tema della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro delle donne. Altro che articolo 18…”.
© Riproduzione riservata“Altro che articolo 18, si sostengano le lavoratrici”
Secondo il deputato Chiara Moroni bisognerebbe sostenere con servizi pubblici la maternità, spesso discriminata. Con più occupazione femminile “avremmo recuperato 7 punti di Pil”