Assunzioni difficili per le imprese italiane: più della metà non trova dipendenti

L’occupazione dipendente complessiva nelle imprese italiane è aumentata, ma l'iter d'assunzione resta complesso per la mancanza di alcune competenze chiave

Secondo Confindustria il 69,8% delle imprese ha difficoltà a reperire personale© Shutterstock

Le difficoltà inerenti all’occupazione non sono solo una prerogativa di chi cerca lavoro, ma interessano anche le aziende e le imprese: sempre più realtà si scontrano con intralci e incongruenze che rendono le assunzioni difficili, cosa che rallenta o impedisce il processo di inserimento di nuovi dipendenti.

A sostenerlo è l’Indagine Confindustria sul lavoro del 2024, svolta nei mesi tra febbraio e aprile su un campione di 3.742 aziende che contano un totale di 813.366 lavoratori dipendenti a livello nazionale. L’indagine ha analizzato nel dettaglio la struttura dell’occupazione e le politiche aziendali di gestione del lavoro, includendo quesiti relativi alle dinamiche della manodopera, occupata con diverse tipologie contrattuali.

Ciò che emerge dall’indagine, come abbiamo già accennato, è il difficile reperimento di personale. A preoccupare le aziende italiane è in particolare l’insufficiente quantità di candidati con competenze tecniche (69,2% delle imprese) o specializzati in mansioni manuali (47,9% dei casi a livello nazionale e 58,9% nel settore industriale).

Confindustria va anche più in profondità, rilevando che in riferimento agli ambiti aziendali, in due terzi dei casi le difficoltà vengono riscontrate nella ricerca di competenze funzionali alla transizione digitale, in quasi un terzo dei casi in quelle funzionali a una maggiore internazionalizzazione dell’impresa e nel 15% in ciò che concerne la transizione green.

Nel complesso, tra le imprese con ricerche di personale in corso al momento dell’indagine, il 69,8% dichiara di essere in difficoltà. Al netto delle assunzioni difficili, però, nell’ultimo anno l’occupazione è aumentata: quella dipendente complessiva ha registrato una crescita dell’1,4% e in generale si mette in evidenza un aumento degli impieghi nelle imprese di ogni classe dimensionale, seppur in misura diversa.

A trainare l’aumento dell’occupazione è la componente femminile (+3,4%), mentre quella maschile risulta stabile (+0,3%). Ma l’indagine di Confindustria non si è fermata qui: ha anche esplorato ulteriori aspetti interessanti, come il panorama contratti: all’inizio 2024 oltre un quarto delle imprese associate (25,2%) ha dimostrato di applicare un contratto aziendale, ovvero firmato con Rsu/Rsa o rappresentanze territoriali.

Le materie regolate nei contratti sono in primis i premi di risultato collettivi (60,4%), seguiti dalla conversione dei premi di risultato in welfare (47,7%), dall’orario di lavoro (46,7%), dall’offerta di servizi di welfare aggiuntivi (39%) e dalla conciliazione vita-lavoro (36,7%).

Altri due argomenti degni di nota? Lo smart working e il lavoro agile. La quota di imprese che utilizzano lo smart working si è quasi quadruplicata, da 8,9% nel pre-pandemia a 32,6% nel 2023, mentre per ciò che concerne l’intensità di utilizzo del lavoro agile risulta oltre un terzo dei dipendenti non dirigenti ha utilizzato tale modalità di lavoro (34%), senza differenze sostanziali tra il dato dell’industria (33,8%) e quello dei servizi (34,2%).

© Riproduzione riservata