Attento a come spendi

Il fisco è tornato alla caccia di evasori e aumenta i controlli grazie al “redditometro”. Così chi fa una vita da nababbo deve dimostrare di poterselo permettere. Ecco come funziona lo strumento che incastrò Al Capone

A molti forse sembrerà strano, ma il celebre boss mafioso Al Capone, che nel 1931 fu arrestato per evasione fiscale, finì imbrigliato nelle maglie del temutissimo redditometro. Certo, quello utilizzato dalla polizia di Chicago settant’anni fa non era lo stesso redditometro di oggi, con cui l’Agenzia delle Entrate italiana cerca di stanare chi non paga le tasse. Ma, alla base, c’era la stessa logica: se è vero che accertare tutti i redditi dei contribuenti è difficilissimo, allora meglio concentrarsi sul fronte delle spese. Acquisti di auto, case, ville o barche, soltanto per citare qualche esempio, possono infatti essere passati ai raggi X dal fisco, per verificare se il tenore di vita di una persona è compatibile con i redditi che ha dichiarato ogni anno. In caso contrario, sta al cittadino dimostrare in che modo riesce a “vivere nel lusso”, o quasi, con entrate modeste. Detto così, sembra facile. In realtà il redditometro, che è stato introdotto in Italia nel ‘73, è uno strumento abbastanza complesso, che si basa su determinate procedure. Innanzitutto, gli accertamenti effettuati dalle autorità tributarie si dividono in due categorie: quelli sul patrimonio e quelli sulle spese del contribuente. I primi riguardano i beni di proprietà e comprendono una lista dettagliata di voci, considerate dal fisco come “indicative di reddito”, cioè come prove del fatto che un cittadino gode di un tenore di vita elevato. I motocicli e le autovetture, purché di potenza superiore ai 21 cavalli, sono la prima categoria di beni inclusi nel redditometro. Ci sono poi le case di proprietà, i camper e le roulotte, le barche, gli aerei privati e, infine, i cavalli. Tra i beni patrimoniali, vengono incluse alcune polizze assicurative di cui il contribuente risulta titolare. L’altra categoria di accertamenti effettuati col redditometro si concentra invece sul fronte delle spese. Vengono passati ai raggi X alcuni pagamenti che il contribuente ha sostenuto in un particolare periodo d’imposta. Le voci più importanti sono le rate dei mutui, dei prestiti e i canoni di leasing, oltre alle spese per l’ affitto di posti barca, per le ristrutturazioni di immobili, per gli arredi di lusso o per l’acquisto di oggetti preziosi e opere d’arte. Con il redditometro del 2010, inoltre, si sono aggiunti ulteriori elementi indicativi di reddito, come la frequentazione di centri benessere, la partecipazione ad aste, la disponibilità di riserve di caccia o pesca, l’iscrizione a circoli esclusivi o a scuole private, gli hobby costosi quali la partecipazione a gare automobilistiche, a rally o a competizioni di motonautica. Senza dimenticare, infine, le spese sostenute per pagare lo stipendio alla colf e al personale domestico. La lista è lunga, insomma. E trova spesso la sintesi in un’ultima, importantissima categoria di ispezioni effettuate dall’amministrazione finanziaria: quelle sui conti correnti. L’Agenzia delle Entrate o la Guardia di Finanza possono infatti scandagliare a fondo anche i depositi bancari posseduti da un cittadino, per verificare quali sono le sue disponibilità liquide. Una volta acquisiti tutti questi dati, il fisco calcola un “reddito presunto” del contribuente. Se quest’ultimo risulta sensibilmente più alto di quello effettivamente dichiarato (cioè superiore di almeno il 25%), allora scattano dei controlli molto approfonditi. Il sistema di calcolo non è proprio semplicissimo e prevede alcuni “tecnicismi” utilizzati dagli esperti dell’amministrazione tributaria. In linea di massima, il valore di ogni bene incluso nel redditometro viene moltiplicato per specifico coefficiente. La somma di tutte queste operazioni porta alla determinazione di un reddito imponibile presunto che poi, appunto, viene messo a confronto con quello dichiarato. In caso di scostamenti significativi, il fisco accende i riflettori sul contribuente “sospetto”, chiedendogli di fornire tutti gli elementi utili a giustificare il suo tenore di vita (cioè a dimostrare come è entrato in possesso dei beni di lusso). Chi finisce nel mirino dell’Agenzia delle Entrate ha 30 giorni di tempo per rispondere, al termine dei quali l’amministrazione finanziaria, dopo aver esaminato le carte, può decidere di archiviare la pratica, perché non vi è stata alcuna evasione fiscale, oppure andare fino in fondo, emettendo un avviso di accertamento. In tal caso, vengono fatte ulteriori ispezioni che, probabilmente, si concludono con una richiesta di pagamento delle imposte non versate, più le relative sanzioni. In teoria, chi non ha nulla da farsi perdonare perché ha sempre pagato tutte le tasse, può dormire sonni tranquilli. Peccato, però, che secondo la legge l’onere della prova ricada interamente sulle spalle del contribuente. E allora, pure chi ha la coscienza a posto deve essere in grado di difendersi in maniera efficace di fronte a delle ispezioni indesiderate. In che modo? «I contribuenti possono presentare qualsiasi documentazione che attesti la presenza di redditi esentasse, oppure soggetti a ritenuta alla fonte a titolo d’imposta o, ancora, di entrate straordinarie dovute a disinvestimenti patrimoniali», dice Antonino Morina, esperto fiscalista e docente presso la Scuola superiore di economia e finanze di Roma. Per esempio, la vendita di una casa o il possesso di titoli di stato, i cui proventi non vanno indicati nella dichiarazione dei redditi, possono permettere al contribuente di dimostrare che il suo tenore di vita è assolutamente legittimo. Altri elementi che consentono di sviare qualsiasi sospetto del fisco sono i documenti che attestano l’accensione di un finanziamento per l’acquisto di determinati beni e servizi molto costosi, oppure la liquidazione di somme di denaro a titolo di eredità o a titolo di risarcimento per qualche danno subito. Si tenga presente che l’utilizzo del redditometro potrà avvenire anche quando lo scostamento percentuale interessa due periodi di imposta non consecutivi. È bene, dunque, conservare con cura tutte le carte per un po’ di tempo e andarle anche a cercare, rovistando nei cassetti. Gli accertamenti del redditometro 2010, infatti, riguarderanno le spese sostenute negli ultimi cinque o sei anni. In particolare, saranno oggetto di verifica le autovetture immatricolate tra il 2005 e il 2007 mentre verranno passati ai raggi X tutti gli atti registrati dal 2004 al 2009 (per esempio contratti di mutuo o contributi previdenziali per le colf). Secondo il piano triennale del governo, le ispezioni dovrebbero raggiungere il numero di 35 mila entro il 2011, contro le 28 mila del 2009 (in crescita dell’81% rispetto al 2008). Lo scorso anno, secondo i dati dell’amministrazione finanziaria, il redditometro ha permesso al fisco di recuperare 460 milioni di euro di tasse non pagate. Si tratta ancora di “una goccia nel mare” rispetto ai 9,1 miliardi raccolti negli ultimi 12 mesi dallo Stato con la lotta all’evasione. Ma, secondo Attilio Befera, direttore generale dell’Agenzia delle Entrate, si tratta comunque di dati soddisfacenti: «Questo tipo di ispezioni stanno svolgendo un ruolo importante nelle nostre attività di controllo» ha detto in sostanza Befera presentando gli ultimi dati annuali. Anche tra gli addetti ai lavori, almeno per adesso, il redditometro sembra raccogliere consensi. Claudio Sciliotti, presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, ha detto più volte che questo strumento è da potenziare. Per Morina, invece, il redditometro si è rivelato un’arma efficace soprattutto per combattere la criminalità. Il caso di Al Capone, del resto, ha fatto scuola.

I CONTI CORRENTI AI RAGGI X

Per accertare il reddito dei contribuenti il fisco potrà anche effettuare

  1. Indagini bancarie sui conti correnti

  2. Indagini su banche dati pubbliche

  3. Utilizzare i dati provenienti dal territorio – per esempio dai Comuni che hanno il compito si segnalare situazioni particolari – utili all’accertamento dei redditi tramite il redditometro

LE SPESE SOTTO LA LENTE DEL FISCO

Anche le seguenti voci di spesa sono considerate come “indicative di reddito”

  1. Il pagamento delle rate di mutui, prestiti e canoni di leasing

  2. I canoni di affitto di posti barca

  3. Le spese per ristrutturazioni immobiliari o per arredi di lusso di abitazioni

  4. Le quote d’iscrizione a circoli esclusivi o a scuole private

  5. La frequentazione di case da gioco

  6. La partecipazione ad aste

  7. I viaggi e le crociere

  8. L’acquisto di oggetti d’arte, gioielli o beni di lusso

  9. Gli hobby costosi come, per esempio, la partecipazione a competizioni automobilistiche, a rally o a gare di motonautica

30 GIORNI PER RISPONDERE

L’anagrafe tributaria, una volta elaborati i dati in suo possesso, segnalerà ai vari uffici il nome quei contribuenti il cui reddito dichiarato è inferiore al 75% di quello indicato dal redditometro.

  1. L’Agenzia delle Entrate contatta i contribuenti che non risultano in regola

  2. I contribuenti hanno fino a 30 giorni di tempo per rispondere

  3. L’Agenzia delle Entrate, dopo aver ricevuto le giustificazioni del contribuente emette un avviso di accertamento oppure archivia la pratica

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