Avere figli in Italia? Per il 45% dei genitori è un ostacolo alla carriera

I risultati dello studio ADP Research Institute sui lavoratori con figli in Italia. Meno del 50% dei datori di lavoro si è dimostrato accomodante di fronte alle esigenze genitoriali dei dipendenti durante la pandemia

avere-figli-in-italiaDrazen/Freepik

Avere dei figli in Italia rappresenta un ostacolo alla carriera. Per il 48% dei genitori la risposta è sì, soprattutto in questi anni di pandemia. È quanto emerge da People at Work 2022: A Global Workforce View, indagine annuale redatta a livello internazionale dall’Adp Research Institute, che ha analizzato anche il sentiment  odierno tra i lavoratori con figli nel nostro Paese.

“Per i genitori lavoratori è da sempre difficile trovare un equilibrio tra vita lavorativa e privata a causa delle sovrapposizioni tra esigenze professionali e genitoriali”, precisa Marcela Uribe, General Manager di Adp Southern Europe. La pandemia ha creato nuovi ostacoli per i genitori, alle prese con il conciliare esigenze lavorative e familiari, ma secondo Uribe ha prodotto anche conseguenze positive, almeno per una parte dei genitori lavoratori. “Il Covid-19 ha costretto le aziende a definire contratti di lavoro flessibili e i manager hanno avuto un ruolo decisivo nell’offerta di una maggiore elasticità ai lavoratori”.

L’Italia dei genitori al lavoro

L’indagine di Adp ha coinvolto un campione rappresentativo di 33 mila lavoratori di 17 Paesi, ci cui 2 mila in Italia. In generale l’80% dei genitori italiani intervistati (circa la metà del campione) si dichiara soddisfatto dell’attuale posto di lavoro (più dei non genitori, con il 75%). Del 20% che si è dichiarato insoddisfatto, il 46% è perché non vede prospettive di crescita, mentre il 40% lamenta di non avere avuto nessuno aumento in busta paga a fronte del maggiore carico di lavoro subito, percentuale che sale al 50% per chi ha figli da 0 a 5 anni.

Il 41% dei genitori lavoratori si aspetta un aumento in busta paga nel prossimo anno, anche perché una percentuale del 46% ha dichiarato di lavorare in straordinario non retribuito almeno 6-10 ore a settimana. Ciò nonostante, il 28% sarebbe disposto ad accettare una riduzione della paga in favore di maggiore flessibilità di orari e spazi, mentre Il 43% cercherebbe un altro lavoro se costretto al ritorno al full-time  (il 55% di chi ha figli fino a un anno e il 53% di chi ha figli da 1 a 5 anni). È quindi chiaro che la flessibilità è fondamentale per chi è genitore: il 42% ha dichiarato che la combinazione perfetta è lavorare sia da casa sia da ufficio, il 34% solo da ufficio mentre il 17% solo da casa.

Avere figli in Italia è un ostacolo alla carriera?

Alla domanda “Pensi che lavorare da casa abbia reso più facile o più difficile il lavoro per chi è genitore?”, ha risposto più facile il 38% degli intervistati (la percentuale sale al 48% per chi ha figli neonati di età inferiore all’anno), più difficile per il 31% mentre per il 17% non è cambiato nulla. Infine, il 36% ha dichiarato che essere genitore è ancora un ostacolo alla carriera (lo afferma il 45% di chi ha figli inferiori all’anno e il 42% di chi ha figli fra 1 e 5 anni). Solo il 25% di chi ha figli dopo i 18 anni lo pensa.

Andando ad analizzare il precedente studio di Adp, svolto in piena pandemia, è emerso come durante gli anni bui del Covid solo il 48% dei dipendenti italiani con figli ha avuto un datore di lavoro accomodante nei confronti delle esigenze genitoriali e solo il 34% dei genitori ha avuto dalla sua un manager che ha consentito maggiori misure a loro favore rispetto a quelle consentite dall’azienda e previste da regolamento.

Adp giudica la panoramica definita dallo studio comunque positiva nel suo complesso per ciò che riguarda la flessibilità nell’ambiente lavorativo, evidenziando però che ben il 5% dei genitori con figli di età compresa tra 1 e 10 anni abbia lasciato il posto di lavoro volontariamente durante la pandemia.

Secondo Marcela Uribe, una maggiore flessibilità all’interno del posto di lavoro è stato ed è un elemento fondamentale per supportare le famiglie nella gestione dei carichi famigliari, senza compromettere le esigenze imposte dall’ambito lavorativo. “Senza questa tipologia di accordi tra dipendenti e aziende si rischia la fuoriuscita di diversi genitori dal mondo del lavoro. Questa perdita di talenti potrebbe diventare un serio problema per i datori di lavoro e coloro che gestiscono e definiscono le policy aziendali”.


Immagine in apertura di Drazen Zigic da Freepik

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