Il gender gap? Non è solo salariale. La differenza di trattamento sul posto di lavoro tra gli uomini e le donne passa anche dai livelli benessere, rispetto, cooperazione e riconoscimento personale e professionale e la strada fare, purtroppo, è ancora molto lunga.
A restituire un quadro dettagliato della situazione è uno studio condotto da ASUS Business, realizzato in collaborazione con AstraRicerche. Gli analisti delle due società hanno intervistato un vasto campione di dipendenti aziendali fra i 30 e i 39 anni per approfondire le differenze tra i generi per quanto riguarda il tema della soddisfazione e della motivazione.
I dati ottenuti dalle indagini hanno subito mostrato che le donne registrano dei livelli di tranquillità e benessere molto diversi rispetto a quelli riportati dai colleghi uomini. La loro percezione si differenzia sotto diversi aspetti: il gender gap si avverte nella soddisfazione generale, nella gratificazione e nelle prospettive di carriera.
Per quanto riguarda la soddisfazione, in generale tutti gli intervistati riportano che lo stato di benessere in azienda è piuttosto discreto, ma sottolineano anche che a fine giornata non si sentono soddisfatti del loro operato. Nelle donne, questi sentimenti sono amplificati: solo il 55% del campione femminile dichiara di sentirsi motivato e gratificato per il proprio lavoro.
Il dato sale al 57% quando si parla di retribuzione economica e di possibilità di carriera in azienda. Le professioniste di età compresa tra i 30 e i 39 anni avvertono estrema frustrazione e timore per la propria posizione, che non avvertono come consolidata. Comparando queste affermazioni a quelle maschili, la differenza di genere è palese: gli uomini nella stessa fascia di età asseriscono di essere molto più soddisfatti della propria situazione.
Le differenze si avvertono anche quando i dipendenti lavorano da molto tempo nella stessa azienda. Mentre gli uomini si definiscono più gratificati di quanto fossero agli inizi della carriera, le donne accusano un peggioramento graduale ma ben percettibile. Secondo lo studio, però, il quadro a svantaggio del genere femminile non si riflette né sulla propria percezione in qualità di professioniste né sullo svolgimento delle proprie mansioni.
Infatti, sono quasi il 70% le professioniste che ritengono di svolgere adeguatamente i propri compiti, contro il 63% maschile. Inoltre, più di sei professioniste su 10 affermano che le proprie capacità vengono sfruttate appieno. Uno dei dati differenzianti in positivo è che le donne sono la maggioranza del campione che afferma di sentirsi stimata dai colleghi per competenze e capacità, l’84% contro il 79% degli uomini.
Il risvolto della medaglia è che questo elemento riguarda solamente i lavoratori di pari livello: sono circa 4 donne su 10 ad affermare di non sentirsi supportate da parte dei loro responsabili nello svolgimento delle attività e nel raggiungimento dei propri obiettivi e, allo stesso modo, la percentuale di donne che si sentono stimate dai propri manager è minore rispetto a quella degli uomini.
Da qui emergono alcune frustrazioni, che si riflettono poi nel percorso di carriera. A livello di crescita professionale, infatti, solo il 63% delle donne afferma di stare crescendo in termini di conoscenze e competenze, mentre gli uomini superano il 67%. In ultimo, la ricerca di ASUS Business ha evidenziato che ad oggi solo la metà delle realtà aziendali italiane fornisce corsi di formazione ai propri dipendenti e anche in questo caso, il campione che è meno esposto a questo genere di incentivi è quello femminile.
Circa la metà del campione, infatti, fa formazione aziendale, contro il 60% degli uomini. Ne consegue il fatto che siano poi proprio le dipendenti di genere femminile a dichiarare che nella loro carriera abbiano imparato di più tramite il dialogo e il confronto con i colleghi che trasmettono loro maggiore stima su un livello professionale.
Tutti i dati raccolti da Asus riportano l’attenzione sulla necessità di colmare il divario tra i sessi con strumenti adeguati, ma anche sull’importanza di incentivare le relazioni sul lavoro. I rapporti professionali, se costruttivi, possono aprire nuovi percorsi per riuscire a raggiungere una dimensione di equilibrio, nonostante appaia ancora piuttosto distante: secondo studi recenti ci vorranno più di 130 anni per la parità.
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