Ddl Sensi, diritto alla disconnessione dopo il lavoro

Ddl Sensi, diritto alla disconnessione dopo il lavoro: cosa prevede© Shutterstock

Sinora, sul diritto alla disconnessione dopo il lavoro, nel nostro Paese esiste soltanto una regolamentazione attraverso un accordo individuale fra il datore di lavoro e il lavoratore. Adesso si mira a una tutela ufficiale del confine tra la vita professionale e quella privata.

Nella fattispecie, il Senato sta esaminando un disegno di legge, promosso dal senatore Filippo Sensi del Partito Democratico, che si rifà a quello che già accade in nazioni come la Francia nel tentativo di rispondere a esigenze lavorative sempre in mutamento e in contesti in cui lo smart working è una pratica sempre più diffusa.

Il ddl, al vaglio della Commissione Lavoro di Palazzo Madama in sede redigente, risponde al disagio di moltissimi professionisti – spesso autonomi – che non riescono a separare in maniera netta il lavoro dal tempo libero a causa di comunicazioni che arrivano fuori orario. 

Cosa prevede il disegno di legge

Si tratta di telefonate, messaggi su WhatsApp e mail che invadono gli smartphone con notifiche a qualsiasi ora. Invece, “il provvedimento garantisce almeno 12 ore di pausa dalle sollecitazioni digitali del datore di lavoro”, fa sapere Filippo Sensi, promotore del disegno di legge. 

Se la norma entrasse in vigore, sarebbero previste multe da 500 a 3.000 euro per tutte quelle aziende che non si attengono ai limiti imposti. Si applicherebbero alle realtà con più di 15 dipendenti, includendo anche lavoratori autonomi e professionisti.

Un dettaglio importante riguarda l’obbligo da parte del datore di lavoro di fornire dispositivi elettronici dedicati alle comunicazioni professionali, sostenendone anche le spese di gestione.

“Non si tratta di penalizzare il mondo del lavoro, ma di trovare un equilibrio che migliori la qualità della vita dei lavoratori”, aggiunge Filippo Sensi. Una proposta simile al ddl sul diritto alla disconnessione dopo il lavoro è stata presentata anche alla Camera dei Deputati, con sanzioni più severe. Si è deciso di procedere con l’iter al Senato in sede redigente al fine di accelerare l’iter parlamentare, aprendo la strada a un confronto costruttivo tra gli attori sociali in ballo.

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