Spiare il cellulare, farsi accompagnare da un amico – o peggio da mamma – e non sapere nulla dell’azienda cui ci si propone. Ecco le 10 cose da evitare, ma che succedono davvero, ai colloqui di lavoro secondo ALI S.p.A., Agenzia per il Lavoro Italiana, nata nel 1997 e oggi società italiana di consulenza e servizi attiva in ogni campo delle Risorse Umane:
1. INDICARE UN PROFILO SOCIAL INADATTO
A che serve mettere il proprio profilo Facebook nel curriculum se poi ci sono solo foto di gattini (o peggio)?. Una reputazione digitale impeccabile è fondamentale per avere successo nei colloqui di lavoro.
2. NON SAPER RACCONTARE LE PROPRIE ESPERIENZE
Bello avere un curriculum pieno di mansioni e referenze, ma l’importante è saper raccontare che cosa si è effettivamente imparato. Altrimenti si verrà presti anche per bugiardi.
3. NON COMUNICARE CORRETTAMENTE
Parlare male, con un lessico approssimativo e magari affondati nella poltrona: non proprio il miglior biglietto da visita.
4. SBAGLIARE AZIENDA
Presentarsi con un curriculum inadatto ai requisiti richiesti fa perdere tempo ai selezionatori e mette in cattiva luce il candidato.
5. LETTERA DI PRESENTAZIONE GENERICA
Non c’è niente di peggio di una lettera di presentazione prestampata, magari rubata su Google: dimostra poca ambizione verso quell’incarico.
6. NON FARE DOMANDE
Essere preparati è importante, essere curiosi lo è ancora di più. Non abbiate paura di informarvi sull’azienda
7. NON CONOSCERE L’AZIENDA
Fare domande va bene, ma almeno sapere dove ci si presenta è una premessa indispensabile. Non conoscere il posto di lavoro per il quale ci si propone dimostra mancanza di idee chiare e limitata capacità decisionale.
8. VESTIRSI IN MODO INAPPROPRIATO
Presentarsi in jeans e felpa non aiuterà se il colloquio è per una società di consulenza. Così come scegliere la giacca e la cravatta non farà colpo su un’agenzia creativa.
9. PRESENTARSI IN COMPAGNIA
Amici, parenti, fidanzate o persino “mammà”: come farà l’azienda a fidarsi di una persona così poco indipendente e sicura di sé?
10. GUARDARE IL CELLULARE
Rispondere a una chiamata importante non è reato. Digitare o spiare ossessivamente lo smartphone è un sintomo di disinteresse: allora ci si può accomodare alla porta.
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