Donne e lavoro: le 5 competenze da sviluppare per l’empowerment femminile

Tack Tmi Italy, branch italiana della società di Gi Group Holding, segnala le competenze utili (non solo alle donne) per migliorare complessivamente l’ambiente di lavoro all’insegna dell’equità e dell’uguaglianza

donne e lavoro

In vista della Giornata internazionale dei diritti delle donne del prossimo 8 marzo, Tack Tmi Italy, branch italiana della società di Gi Group Holding che si occupa di Learning & Development, ha segnalato quali sarebbero le cinque competenze da sviluppare per l’empowerment femminile.

Il punto di partenza sono i dati relativi al tasso di occupazione femminile (15-64 anni) in Italia: è risultato al 52,8% a fine 2023 (+0,9), un aumento lieve ma che ci lascia ancora ai gradini più bassi della media UE fissata al 69,3%.

Cresce del +13,% il tasso di donne in posizioni dirigenziali, tuttavia ancora poche specie nelle società quotate: solo il 2% dei casi sono AD e il 4% presidente. Il gender pay gap in Italia, inoltre, si è attestato al 10,7% nel 2023.

Le 5 competenze da sviluppare per Tack TMI Italy

Per questi motivi e considerando che con una maggiore inclusione delle donne nel mondo del lavoro il PIL mondiale potrebbe aumentare fino al 35,7%, Tack TMI Italy ha stilato la lista di competenze da sviluppare per l’empowerment femminile. Sono:

  • Agentività: la capacità di assumersi le responsabilità delle proprie azioni e decisioni, rafforzando l’autostima e la fiducia in sé stesse e prendendo il controllo del proprio percorso professionale.
  • Assertività: la capacità di esprimere le proprie opinioni, idee e bisogni in modo chiaro e sicuro senza temere pregiudizi.
  • Empatia e intelligenza emotiva: saper riconoscere e comprendere le emozioni proprie e altrui, costruendo relazioni positive e collaborative, fondamentali per il successo in qualsiasi ruolo aziendale. Questo vuol dire anche gestire le emozioni in modo efficace, favorendo la resilienza e la capacità di problem solving e comprendere le dinamiche di gruppo, per facilitare la comunicazione e la collaborazione.
  • Autonomia finanziaria: il tema del denaro deve entrare maggiormente nella quotidianità ed essere “normalizzato”, oltre che neutralizzato anche rispetto al genere. Si tratta di un altro di quei bias e stereotipi per superare i quali ci vuole tempo e lavoro da parte di tutti, eppure cruciale oggi, specie per le donne.
  • Networking: costruire relazioni positive e significative con altri professionisti, ampliando le opportunità di crescita e sviluppo professionale, ma anche sfruttare i canali online e social media per facilitare la connessione con altri professionisti a livello globale, creando una rete di supporto e confronto.

Il commento dell’a.d Irene Vecchione

“La strada da percorrere per la parità di genere è ancora lunga”, è il commento a corredo del report rilasciato da Irene Vecchione, amministratore delegato di Tack Tmi Italy (Gi Group Holding). “I numeri sono un indicatore importante, ma devono essere sostenuti da una crescita culturale di fondo che, abbattendo pregiudizi e stereotipi e ponendo il merito al centro di ogni valutazione, possa portare a una maggiore rappresentanza delle donne in tutti gli ambiti lavorativi e a una progressione della loro carriera che non sia a discapito di quella personale/familiare”.

Le aziende, per l’a.d., “possono fare tanto, dalla responsabilizzazione dei manager fino all’utilizzo di metriche chiare e condivise di diversity che permettano di tracciare sviluppi o, viceversa, segnalare per tempo eventuali regressioni. Dal nostro punto di vista è importante osservare il raddoppio dei progetti formativi dal 2021 al 2023 su competenze utili sia alle donne (che agli uomini) per migliorare complessivamente l’ambiente di lavoro all’insegna dell’equità e dell’uguaglianza per tutti”.

“Per le donne – ha aggiunto infine – è davvero tempo di puntare con decisione su loro stesse acquisendo una piena consapevolezza delle proprie capacità e lasciando andare per prime i cosiddetti unconscious bias che spesso impediscono loro di sentirsi su un piano di equa competizione e che anzi le portano più frequentemente a ritrarsi o rinunciare prima del tempo, anziché a osare e tentare di avanzare”

Gli uomini, dal canto loro, “devono fare la propria parte sia in termini culturali per abbattere i pregiudizi ancora esistenti, ma soprattutto in termini fattivi, assumendo, promuovendo o assegnando ruoli guida alle donne, indipendentemente dal loro essere madri o potenziali tali”.

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