Transizione digitale, sostenibilità digitale, digitalizzazione della pubblica amministrazione, dei processi industriali, dell’impresa… Tutto il mondo (del lavoro) viaggia veloce sul treno del digitale. Le trasformazioni sono profonde e già in fase avanzata. Tanto che stargli dietro comincia a diventare difficile. Aumenta la richiesta di competenze avanzate, fra intelligenza artificiale e nuovi linguaggi di programmazione, mentre sul fronte dell’offerta le competenze rischiano di appiattirsi su livelli appena sufficienti rispetto a quelli di cui il mondo del lavoro già oggi ha bisogno. Un tema su cui i responsabili della formazione aziendale dovrebbero riflettere molto attentamente.
Competenze più importanti dei titoli di studio
Nel maggio scorso Salesforce, gigante californiano del Cloud Computing, ha reso noti i risultati del suo Digital Skills Index, sondaggio annuale sulla capacità di sviluppare e utilizzare competenze digitali nel mondo del lavoro. Diversi i punti interessanti rilevati dalla ricerca. Una stragrande maggioranza dei lavoratori, l’84% a livello globale, l’82% in Italia, ritiene che oggi le reali competenze siano più importanti dei titoli di studio o del percorso professionale.
Questa convinzione incontra quella delle “persone leader” che dichiarano in massa (addirittura il 98%) che passare a metodi di assunzione basati su competenze offrirebbe grandi vantaggi aziendali. Dunque, l’irrinunciabile (finora) titolo di studio sembrerebbe non essere più sufficiente, e forse neanche indispensabile, per trovare la propria collocazione nel mondo del lavoro. Quel che conta sono le reali competenze del lavoratore.
È il segno che l’Università, o almeno buona parte di essa, ha smarrito il contatto con il mondo del lavoro? «Il mondo della formazione e il mondo del lavoro devono cominciare a collaborare seriamente», risponde Daphne De Backer, Director Solution Engineering di Salesforce. «Negli ultimi anni sono stati fatti dei passi avanti, ma l’obiettivo deve essere quello della concretezza. Le aziende oggi chiedono competenze e solo dal connubio di questi due mondi può arrivare una risposta forte. Come Salesforce da anni collaboriamo in tal senso con i nostri partner e con le università per creare nuove risorse e dare risposte concrete a tutte quelle aziende alla ricerca di figure professionali che spesso non riescono a trovare. Federico II di Napoli, Sda Bocconi, Università di Cagliari, Iulm, Università di Catania sono solo alcuni esempi. Insieme formiamo e certifichiamo i giovani talenti digitali».
Trailhead: la formazione online e gratuita di Salesforce
Intanto chi si affaccia al mondo del lavoro trova sul web un’ampia offerta di corsi e percorsi formativi paralleli, utili ad acquisire in maniera sicuramente più snella, anche se probabilmente meno prestigiosa, quelle competenze digitali che… fanno curriculum. La stessa Salesforce offre una piattaforma di e-learning gratuita, Trailhead, che offre migliaia di ore di contenuti in corsi sia generici sui principali trend dell’evoluzione digitale, sia specifici sulle soluzioni Salesforce.
Attualmente è utilizzata da più di 3 milioni di persone nel mondo, di cui oltre 45 mila in Italia, e da quest’anno è anche disponibile in lingua italiana. Chi oggi si prepara a entrare nel mondo del lavoro, o magari ci è appena entrato, è immerso fin dalla nascita in una cultura che mette il web, il digitale e i suoi strumenti al centro di tutte le attività.
Le competenze digitali più richieste
Questo dovrebbe aiutarlo nella ricerca di una carriera. Se non fosse che il mondo del lavoro oggi richiede competenze digitali ancora più sviluppate e specializzate. Tornando al sondaggio, quattro lavoratori su cinque, a livello globale, dichiarano di utilizzare le competenze digitali nel loro lavoro quotidiano, ma pochi di loro riferiscono di competenze che vanno oltre la normale tecnologia di collaborazione, l’amministrazione digitale o la gestione dei progetti digitali.
Le competenze in maggior crescita fra quelle richieste dalle aziende sono però altre, e includono l’intelligenza artificiale, la programmazione e lo sviluppo di app. Competenze ancora poco usate oggi nel lavoro quotidiano, ma indispensabili per domani. «Quello del lavoro è un mondo in continua evoluzione», aggiunge De Backer, «e lo è anche lo sviluppo digitale. In un contesto simile risulta fondamentale formare talenti e dare la possibilità di sviluppare il più possibile competenze digitali che ne completino il profilo professionale».
Lavoratori entusiasti di utilizzare l’Intelligenza Artificiale
Altro aspetto interessante è relativo all’atteggiamento dei lavoratori di fronte alle tecnologie di intelligenza artificiale. Contrariamente alla visione apocalittica che vorrebbe l’A.I. foriera di contrazione dei posti di lavoro, il 60% dei lavoratori globali ha dichiarato di essere entusiasta della prospettiva di utilizzare l’intelligenza artificiale generativa nel proprio impiego.
Per quanto riguarda il management, il 67% dei leader afferma che la loro azienda sta prendendo in considerazione di utilizzare l’A.I.. «Il giusto equilibrio tra tecnologia e “lavoro umano” è l’arma perfetta per rimanere al passo con i tempi e garantire un lavoro ottimale in ogni tipo di azienda e di settore», chiosa De Backer. «Queste innovazioni, se gestite bene, potranno portare a un miglioramento del lavoro di tutti. A oggi, tra le competenze ritenute più importanti per i prossimi anni, le conoscenze in materia di A.I. sono risultate al primo posto e sono valutate tra quelle che hanno maggiori probabilità di aumentare d’importanza nei prossimi cinque anni».
L’importanza della formazione aziendale
Il problema resta quello delle competenze: oltre il 50% del leader IT senior con sede negli Stati Uniti afferma che la propria azienda sta attualmente utilizzando o sperimentando l’A.I. generativa, ma il 66% di loro dichiara anche che i propri dipendenti non hanno le competenze per sfruttare con successo questa tecnologia.
Chi deve porre rimedio, secondo il 97% dei lavoratori globali, sono le stesse aziende che, nelle loro strategie di sviluppo e formazione dei dipendenti, dovrebbero dare la priorità alle competenze digitali, intelligenza artificiale in primis. Il sondaggio sembra dunque indicare che toccherà direttamente alle imprese provvedere all’aggiornamento continuo delle competenze digitali dei propri lavoratori.
«È uno scenario decisamente plausibile», conclude De Backer. «Le aziende hanno il dovere di rimanere al passo con i tempi, diventando sempre più competitive e, dunque, è loro interesse fare in modo che i propri dipendenti abbiano a disposizione gli strumenti necessari per far sì che ciò accada. Fa tutto parte della trasformazione dei lavori di domani».
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