Tre minuti di pausa per 26 giorni in sette mesi. Tanto è bastato per scatenare un vero e proprio caso diplomatico. Protagonista della vicenda è un lavoratore giapponese di 64 anni, dipendente degli uffici pubblici che si occupano dell’acquedotto di Kobe. Ebbene, secondo i suoi superiori, negli ultimi tempi era stato poco ligio al dovere. Aveva, infatti, preso la cattiva abitudine di iniziare la sua pausa pranzo prima del dovuto, “rubando” tre minuti alla sua azienda. In sette mesi, è riuscito a ritagliarsi complessivamente 1 ora e 18 minuti: le piccole pause di tre minuti, infatti, sono state ripetute 26 volte. Il risultato? È stato rimproverato e multato. E la vicenda è stata resa nota tramite una conferenza stampa, durante la quale l’azienda ha chiesto scusa: un messaggio ripreso e trasmesso dalle tv. “È profondamente deplorevole che questa condotta scorretta abbia avuto luogo. Ce ne scusiamo” hanno spiegato i suoi responsabili, inchinandosi come da tradizione nipponica.
Il caso ha suscitato reazioni in molti Paesi, inclusa l’Italia, dove la multa è apparsa davvero una misura esagerata. “Che dire di quei politici che dormono in Parlamento? Quelli dovrebbero essere licenziati” hanno commentato molti sui social. Ma in Giappone, non solo il rispetto assoluto delle regole è importantissimo, ma bisogna anche dimostrare il proprio attaccamento al lavoro con ritmi massacranti. E, infatti, a febbraio un altro dipendente era stato sospeso perché aveva lasciato più volte l’ufficio per andare a comprare il vassoietto pre-confezionato con il pranzo.
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