Dal lancio di ChatGPT, le aziende specializzate nelle nuove tecnologie come Google hanno iniziato una corsa per affermarsi nel campo dell’AI. In quest’ottica, Sergey Brin, co-fondatore del motore di ricerca più diffusi sul web, sta spingendo il proprio team a lavorare di più, in presenza e in smart working solo nel fine settimana. “Consiglio di essere in ufficio almeno ogni giorno feriale”, ha scritto in una nota interna all’azienda.
Secondo la sua valutazione, lavorare meno di 60 ore a settimana non è sufficiente per essere competitivi sul mercato. L’obiettivo è ottimizzare Gemini, la gamma di modelli e app di intelligenza artificiale di Google. Per farlo è necessario lavorare “almeno 12 ore al giorno” e in ufficio.
“Penso che abbiamo tutti gli ingredienti per vincere questa gara, ma dovremo potenziare i nostri sforzi”, ha specificato Brin, spingendo i propri programmatori a essere “gli scienziati più efficienti al mondo utilizzando la nostra intelligenza artificiale”.
Il panorama americano e italiano
Google, con la sua corsa al primato sull’AI, non è l’unica azienda che torna puntare sul lavoro in presenza: lo sta facendo anche la divisione statunitense di Deloitte. Anche Amazon sta facendo lo stesso, cercando di generare creatività, innovazione, senso di appartenenza e gioco di squadra attraverso il confronto in un ambiente fisico comune a tutti i dipendenti.
Non sono pochi i datori di lavoro che si pongono la domanda su quali siano gli effetti negativi dello smart working sulla produttività. L’amministratore delegato di Ibm, Arvind Krishna, nel 2023 lo aveva definito “pericoloso per chi vuole fare carriera”. Per questo motivo, il 2024 è servito ai dipendenti per tornare in sede almeno tre volte a settimana, pena il licenziamento.
Il dubbio è che una pratica nata per rispondere alla condizione di emergenza nata dalla pandemia Covid abbia cambiato in negativo il modo di svolgere il lavoro e i lavoratori. Forse il giusto approccio, notano i manager di note aziende leader nei vari settori di appartenenza, è aggiustare il tiro e trovare una via di mezzo fra l’impiego tradizionale e quello da remoto.
Un approccio adottato anche dal nostro Paese. Terna, Eni e Leonardo hanno istituito un equilibrio fra lavoro in presenza e da remoto con gli otto giorni mensili. Eni e Poste Italiane hanno individuato in nove la quadra perfetta, mentre FS ne conta 11. Fermo restando che si valutano situazioni flessibili in caso di necessità particolari o bisogni temporanei.
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